Vacanze natalizie per ‘viaggiare’ con l’arte (in 11 libri)


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Impossibile oggi addentrasi nella miriadi di regole divieti che purtroppo il Governo emana a causa del Cocvid-19 impedendo al mondo dell’arte figurativa di svolgere la consueta attività pubblica in musei, gallerie, mostre, atelier, fiere, mercatini, eccetera. In attesa di tempi migliori, osservando il lockdown, soprattutto notturno, in alternativa alla tivù, la lettura di un buon libro è sempre qualcosa di utile, dilettevole, istruttivo, edificante anche e soprattutto per ciò che concerne l’universo dell’arte figurative. Ecco quindi una selezione di testi recenti, che spaziano in diversi settore e che, per facilitare la consultazione, sono ripartiti in due guide controtendenza (Falcinelli e Collu), due monografie su pittori moderni (Van Gogh e Duchamps), due sulle nuovissime tendenze (con i new media e l’intelligenza artificiale) e via via uno sulla scultura africana (Soyinka), sull’architettura (le gallerie milanesi), su temi (dell’arte, ovviamente) legati al crimine, all’Italia, alla moda.

Riccardo Falcinelli, Figure, Einaudi 2020. “Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram” recita il sottotitolo di questo libro portentoso, davvero originale, raffinato, straordinario sia per il neofita sia per chi crede di sapere già tutto in fatto di arti figurative. La novità è il metodo ‘rivoluzionario’ di vedere tanto gli affreschi del Cinquecento quanto i film della postmodernità (e ovviamente tutto quanto sta nei cinque secoli che stanno in mezzo): non le solite ovvietà degli anacronistici professori di Storia dell’Arte, bensì una psicologia della percezione, nell’autore ricavata dalla propria attività di graphic designer. E non occorre nemmeno spiegare troppo di questo grande libro per non sminuire il gusto della sorpresa da parte dei lettori.

Daniela Collu, Un minuto d’arte, Vallardi 2020. La bellissima influencer, blogger, conduttrice radiotelevisiva, pure nota come Stazzitta, scrive un libro utile, importante, fondamentale per chi volesse approfondire o anche solo ripassare il cangiante macrocosmo delle arti figurative. Forse inconsciamente, avvalendosi solo dei ricordi (evidentemente assai ben impressi nella memoria) adotta un metodo-non-metodo che forse è l’approccio migliore per il neofita qualunque: sciorinare una sessantina di argomenti (quadri, statue, edifici, artisti, tematiche) saltarellando qua e là senza preoccuparsi dei nessi storici o degli iter evolutivi, perché in fondo l’approccio di tutti con l’arte resta anarchico o casuale. L’importante è che ogni singolo incontro con un disegno, una tela, una scultura trovi motivazioni autentiche e chiavi di lettura proprio come ci racconta in maniera sbarazzina la giovanilissima motivativatissima autrice!

Gloria Fossi, Sulle tracce di Van Gogh, Giunti 2020. L’idea di questo volume potrebbe diventare un nuovo metodo per indagare la storia dell’arte nel duplice risvoltò dei luoghi frequentati dagli stessi artisti e delle opere che quest’ultimi traggono da ciò che vedono nella realtà circostante. Il tal senso il discorso calza a pennello per uno come Vincent Van Gogh che ha fatto del proprio peregrinare in città e campagne di molto nord Europa una vera missione esistenziale. Ovvio che con lui è facile ad esempio confrontare il quadro con la foto di ciò che resta oggi del medesimo paesaggio. Non mancano tuttavia le sorprese circa un vero maestro che ancor oggi, anche grazie a questo libro, non finisce di stupire.

Marco Senaldi, Duchamp, Meltemi, 2019. Occorre tornare a riflettere su questo testo non recentissimo, ma sicuramente il miglior saggio sull’arte moderno-contemporanea dal 2019 a oggi. Le 628 pagine tendono a sfare il mito del Dadaismo – di cui Marcel Duchamp (18-19) resta ancor oggi l’artista-performer-intellettuale più conosciuto e influente – quale arte sovversiva, dunque caotica, anarchica, estemporanea e perciò senza regole o priva di referenti culturali. In realtà – non a caso il sottotitolo è “La scienza dell’arte” – Duchamp realizza i propri objects trouvés dopo attenti studi di tecnologia, meccanica, ottica, geometria. Del resto la sua non è forse una mente matematica? Infatti si guadagnava da vivere non esponendo orinatoi e scolabottiglie, ma giocando a scala in tornei internazionali di altissimo livello.

Marco Mancuso, Intervista con la New Media Art, Mimesis, 2020. È un libro che sottolinea come linguaggi, segni, codici, dell’odierna arte tecnologica siano strumenti ideali per approcciarsi multidisciplinariamente al fenomeno stesso, comprendendo altresì una osservazioni radicali e disamine approfondite della realtà creative e socioculturali del XXI secolo. Il tutto è basato sulle esperienze di una fondamentale piattaforma online (tra le rare che siano tanto internazionali quanto indipendenti), inventata nel 2005 dallo stesso Mancuso, in grado di monitorare da allora l’impatto anche evolutivo della tecnologia e della scienza sull’arte, sul design e sull’intera società. contemporanea.

Alice Barale, Arte e intelligenza artificiale. Be My Gan, Jaca Book, 2020. È un volume importante perché conduce il lettore a scoprire  il macrocosmo delle applicazioni delle Intelligenze artificiali nel variegato universo delle arti figurative. La curatrice Alice Barale, assieme ad altri otto autori (studiosi e artisti) tratta altresì le inedite dimensioni della cosiddetta produzione artistica 4.0. E qui sorgono precise domande relazionabile alla prassi e alla produzione artistiche, che si possono riassumere sul cosa siano il metodo, il linguaggi, il ruolo e il valore della creatività umana a contatto con le macchine e le tecnologie quasi onniscienti. E di conseguenza occorre saper se vi siano ulteriore confini che si devono superare.

Wole Soyinka, Al di là dell’estetica, Jaca Book, 2020. Il nigeriano premio Nobel per la letteratura è da sempre un profondo conoscitore delle grandi culture del proprio continente, oltre essere un autentico collezionista di antiche sculture subsahariane. Il presente saggio – frutto di alcune conferenze – riguarda infatti l’uso, l’abuso e le dissonanze nelle tradizioni artistiche africane, redatto con la consapevolezza che, se da un lato a inizio Novecento è l’avanguardia europea a innamorarsi della scultura Yoruba, dall’altro oggi l’arte africana moderna è senza dubbio influenzata da stilemi occidentali, le cui contraddizioni vengono qui presentate e brillantemente discusse.

Riccardo Di Vincenzo, Le gallerie di Milano, Hoepli 2020. L’Illuminismo francese, a metà Settecento, può vantare anche la creazione dei primi “passages” a Parigi, ovvero quei corridoi pubblici o coperture fra più edifici che consentono alle persone di transitare, funzionando come brevi strade non solo riparate dalle intemperie, ma adorne di negozi e caffè. In Italia, qualche decennio dopo, verranno chiamate gallerie e costruite nelle maggiori città quali punti di incontro e aggregazione di una borghesia in ascesa che ha bisogno di esaltare se stessa e farsi riconoscere o ammirare nelle diverse funzioni di svago, pausa, commercio, shopping, tempo libero. La città che vanta ancor oggi il numero di gallerie è senza dubbio Milano – “ci troviamo in galleria” è da un secolo e mezzo una frase proverbiale per indicare la Vittorio Emanuele vicino al Duomo, vero epicentro sociale e persino meta turistica cosmopolita grazie ad esempio a uno storico ristorante come il Savini o alle eleganti boutique – che questo bellissimo volume illustrato ci fa conoscere attraverso foto d’epoca e immagini a colori (scattate di recente) in un campionario che va dal neoclassicismo del primo Ottocento fino alla modernità dei nostri anni Sessanta, coincidenti non a caso con gli anni del boom economico, di cui Milano, anche con le sue gallerie, era la capitale morale di un’Italia ottimista.

Stefan Koldenhoff e Tobias Timm, Art & crime, 24 Ore Cultura, 2020. Arte e crimine purtroppo vanno a braccetto forse da sempre, con maggior intensità grosso modo da fine Ottocento e quale spietato business anche illegale soprattutto in questo XXI secolo: è quanto affermano, documentatissimi, i due giornalisti tedeschi che, nel libro, conducono una serie di inchieste su furti, plagi e misfatti nella storia dell’arte figurativa, con reati che vanno dalla contraffazione alla frode fiscale, dalle consulenze-truffa al saccheggio di siti archeologici. Insomma la bellezza e il male, un binomio in apparenza impossibile, purtroppo diffuso quasi ovunque.

Giovanni Belardelli, L’Italia immaginata, Marsilio, 2020. Belardelli – ordinario di Storia delle dottrine politiche a Perugia – è il curatore di un’opera scritta da altri 13 giovani colleghi – perlopiù associati o ricercatori nelle discipline storiche, tranne un docente di sociologia, uno di archeologia è una di critica d’arte – quasi a sottolineare la multiformità di un progetto che mira e riesca a spiegare brillantemente l’iconografia della Nazione, che la pittura esplicita soprattutto con l’arte neoclassica e romantica (storicamente coincidente con il Risorgimento) e poi nella propaganda fascista (con ben altre intenzioni), mentre l’attualità è supportata dalla satira vignettistica.

Maria Cristina Marchetti, Moda e politica, Meltemi 2020. Il testo è il frutto di uno studio meticoloso  di una brillante sociologa – quindi più dal lato della politica che di quello della moda, dalla quale provengono solo rare citazioni – pronta a indagare in otto capitoli altrettante situazioni storiche dall’epoca rinascimentale alla stretta attualità le modalità con cui il potere viene simbolicamente rappresentato (o autorappresentato) da vestiario e accessori. Elisabetta I, Luigi XIV, la rivoluzione francese, la lotta di classe in senso marxista, il femminismo, il Sessantotto, Gandhi e Salvini sono protagonisti, talvolta loro malgrado, degli indiscussi e inscindibili rapporti tra moda e politica!

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