Van Gogh. I colori della vita


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Centro San Gaetano – via Altinate, Padova

10 ottobre 2020 / 11 aprile 2021

Tutto iniziò con Francis Bacon. Questo colpì la mente di Marco Goldin, oramai il più noto studioso italiano di Van Gogh, e da qui parte la mostra Van Gogh – I colori della vita che si apre il 10 Ottobre a Padova sino all’11 aprile del prossimo anno. Tre opere magnifiche di Bacon dedicate al Van Gogh “viaggiatore” della pittura di cui ne trasporta sulle spalle il peso del presente, e, tutto il futuro sotto il sole del Sud della Francia prima di ricoverarsi nel manicomio vicino ad Arles dove aveva avuto la storia con Gauguin e finita col taglio dell’orecchio portato, poi, alla prostituta del locale bordello. L’infrangersi del sogno collettivo di un atelier del Sud frana miseramente. Gauguin si rifugia in Martinica. Mentre Van Gogh si ricovera.

Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di feltro grigio

Assieme avevano eseguito il ritratto dell’Arlesienne ( la moglie dell’oste Joseph-Michel Ginoux anche lui presente in mostra con un finissimo ritratto assieme al Postino e ad Armand, il figlio dello stesso postino, un giovane bellissimo. Ma soprattutto l’Autoritratto col cappello di feltro grigio, è una splendida opera costruita a tasselli di colore, che memore dell’amicizia con Seurat, di cui ne conosceva la teoria del colore, qui in questo autoritratto anticipa tutta la pittura finale a mattonelle di colore come un mosaico di Signac. Ma soprattutto l’indagare psicologico che egli fa di sé. Diceva che l’unica cosa che aveva a disposizione era se stesso, quale modello a basso costo, ed eseguirà in tutto una ventina di ritratti autoritratti. In questo del Cappello di Feltro diventa centrale il suo sguardo indagatore nei nostri confronti.  E la grandezza di questa mostra sta pure nella possibilità di avere accanto alle sue opere, una settantina fra oli e disegni, le opere degli amici: Seurat, Signac e Gauguin oltre al giapponese Hiroshige.  Opere di costoro che van Gogh ben conosceva ed aveva visto in vita. Addirittura il quadro di Gauguin era in casa di Theo, il fratello. Pertanto un contesto veritiero anche storicamente. Di pregio un gruppo nature morte del periodo di Nuenen  che benché scure sono di una modernità unica vicina alle nature morte cezanniane. E così per i fiori che, come spiega Marco Goldin, sono quelli che lo tirano fuori dalla pittura “nera” e bituminosa del periodo olandese qui grandemente documentato assieme a due magnifiche tele di Tessitori al telaio che con i ritratti che le accompagnano prefigurano il grande Mangiatori di Patate. I fiori quindi, partendo dalla pittura di genere floreale olandese, lo porteranno ai gialli dei girasoli ed ai blu/viola degli Iris. La Crau e les Alpilles restano sui fondi di paesaggi solari bellissimi che si riflettono nel “vero” Seminatore posto accanto a quello di Millet. Insomma una delle poche grandi mostre di Marco Goldin ( è da ricordare quella sugli Espressionisti di Villa Manin in Codroipo) finalmente non raffazzonata e ciò grazie al prestito di oltre 70 opere date dal museo olandese Kroller-Muller, secondo solo al Museo Van Gogh di Amsterdam, per la quantità e qualità di opere presenti dello stesso, come ci spiega la direttrice Lisette Pelsers. Ne esce un “eroe” mortale non un dio come spiega Goldin. E un professore, quale fu Dino Formaggio, scrisse nel suo Van Gogh del 1952 che “Questi uomini cresciuti nella metà dell’Ottocento che si chiamavano: Vincent Van Gogh, Federico Nietsche e Fedor Dostoevskj, e  “la società che li ha prodotti li ha combattuti come nemici, li ha isolati come appestati…di quella peste che è l’infinito amore per gli Uomini”.

Il costo del biglietto è di 17 euro, un po’ caro, ma li merita tutti. La mostra si gode in pochi alla volta per via del contingentamento Covid. Si consiglia la prenotazione del giorno e fascia oraria al 0422.429999 oppure al sito www.lineadombra.it.

Buona visione.

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