Al Mart di Rovereto, dopo alcune difficoltà, si è aperta la mostra “Caravaggio e il contemporaneo”, che rimarrà allestita fino al 4 dicembre. Questa occasione porta al Museo trentino uno dei capolavori di Caravaggio, il “Seppellimento di santa Lucia”, la più antica opera siciliana di Michelangelo Merisi, in arrivo dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia a Siracusa. L’idea alla base della mostra è quella di sottolineare l’attualità spirituale di Caravaggio. Intento del curatore, Vittorio Sgarbi (presidente del Mart) è infatti quello di far riverberare il capolavoro seicentesco in una selezione di opere e fotografie contemporanee.
Nel 1608 Caravaggio, condannato a decapitazione e continuamente in fuga, evase da Malta e giunse a Siracusa. Fu qui che realizzò il Seppellimento di santa Lucia, destinato all’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la santa fu martirizzata e sepolta. La scena sembra collocata negli ambienti sotterranei e bui delle note latomie sottostanti la Chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Secondo Sgarbi, la forza espressiva dell’opera emerge soprattutto attraverso i rapporti tra personaggi e spazio scenografico, dalla tensione conferita grazie a una luce guizzante e dalla materialità della tela e del colore. Nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura, il curatore invita lo spettatore contemporaneo a individuare un effetto espressivo accostabile all’Informale.
Con questa mostra, il Mart propone un confronto tra il dipinto di Caravaggio e una selezione di opere del grande maestro dell’Informale italiano, Alberto Burri: il museo, in particolare, espone un Ferro dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, e poi una Plastica da collezione privata e tre opere della raccolta del Mart: Rosso e nero, Sacco e Sacco combustione.
Il confronto prosegue con un’opera di Cagnaccio di San Pietro (I Naufraghi del 1934, dalla collezione del Mart, per richiamare il tema della morte e del cadavere disteso ai piedi di un gruppo di persone), le fotografie di Massimo Siragusa sul Grande Cretto di Gibellina, i dipinti di un pittore contemporaneo, alcune fotografie di Dino Pedriali sulla vita e la morte di Pier Paolo Pasolini (“il realismo caravaggesco”, si legge in una nota, “si incarna nel Novecento nella figura di Pier Paolo Pasolini. Affascinato dalla figura di Caravaggio fin dai suoi studi giovanili con Roberto Longhi, il poeta condivide con il maestro seicentesco l’attenzione per i tipi umani e l’approccio crudo e realista che caratterizzano le descrizioni delle borgate. Le affinità tra i due emergono anche nelle rispettive vite, segnate da scandali, cesure, eresie, problemi con la giustizia e da morti violente e premature”), e tre lavori di un pittore contemporaneo, Nicola Verlato, chiamato da Sgarbi a esprimersi appositamente per questa esposizione con un dipinto su Pasolini.