di Ivana Mulatero
La Fondazione Peano è lieta di presentare la parte seconda della mostra personale di Sergio Omedé (San Damiano d’Asti, 1957) dal titolo “OM. Anatomia del pensiero barocco” che completa l’ideale dittico espositivo con la parte prima inaugurata lo scorso luglio.
L’esposizione annovera una quindicina di sculture ambientate nella sala ipogea, che richiamano le cinque precedentemente esposte nel giardino botanico museale della Fondazione Peano, ampliandone i rimandi formali e le genealogie dei temi incentrati sulla ricerca costante dell’artista sulla figura umana. In una sequenza serrata, dominata dalla materia del legno come trait d’union, i corpi variamente assemblati, frammentati o polimorfi, si raccontano attraverso le pose quasi metafisiche. Una serie di disegni su cartone di ampie dimensioni realizzati con varie tecniche fanno da contrappunto ad una selezione di bassorilievi realizzati in gesso.
Un dialogo tra i corpi in vetroresina posati tra gli alberi del giardino e quelli intagliati nel legno o incisi nel gesso o affioranti su carta della sala ipogea, per sottolineare come gli uomini, le donne, gli ominidi, i cani, i cavalli, i centauri e tutti i personaggi esposti in mostra hanno in comune la leggerezza estatica del loro iscriversi nello spazio. Un modo per sottolineare la gravità della storia di cui sono portatori, la dimensione atemporale del loro essere de-formi colti in un istante privilegiato dell’affiorare nella memoria.
La ricerca di Sergio Omedé ha inizio negli anni Ottanta, l’epoca del post-modernismo ed è proprio a questo periodo che risalgono le sue prime opere venate da una visione drammaturgica in cui i soggetti impersonavano un teatro dell’assurdo beckettiano. Un tragico-grottesco che negli anni si è ammantato di uno studio serrato sull’anatomia, forzando le possibilità di far assumere ai corpi quel potenziale immaginifico che è tipico dell’insistita espressione della poetica barocca ma rimeditandola alla luce della scultura oggettuale più recente e con una rinnovata attenzione alla dimensione plastica formale.
La mostra “Om. Anatomia del pensiero barocco” scoglie i nodi di una drammaturgia che si fa materia, e non a caso il legno ha il privilegio d’identificare il legame vivo con la natura, con il corpo del padre falegname e con la storia della cultura attraverso una serie di ieratici libri dall’ingombro monolitico.
Omedé tuttavia lavora con molti altri materiali sperimentando tecniche sempre nuove, dall’acciaio cor-ten per le opere su committenza, alle piccole sculture in bronzo, in terracotta e alle installazioni polimateriche. Un approfondito e ampio ventaglio di scelte e di percorsi di ricerca puntualmente documentate dal poderoso catalogo editato per l’occasione che racconta l’evoluzione della ricerca artistica dagli anni Novanta ai giorni nostri.
Mostra personale promossa e organizzata da Fondazione Peano, a cura di Ivana Mulatero.
Rimarrà aperta fino a domenica 11 ottobre 2020.