L’opera scultorea di Lorenzo Quinn (Roma, 1966) “Give” rimarrà esposta al Giardino di Boboli di Firenze fino al 19 ottobre e poi andrà nel Parco Internazionale di Scultura di Pietrasanta.
Si tratta dell’ultima creazione dello scultore noto per le sue grandi installazioni di mani e fa parte di un progetto Onu contro il cambiamento climatico, come “un messaggio universale di speranza e di pace, un invito a donare senza ricevere”.
In questa opera la mano di un uomo si unisce a quella di una donna, al centro dell’opera si erge una pianta di ulivo, simbolo universale di pace per l’umanità. Come fa notare l’artista, l’ispirazione viene dal rapporto osmotico tra l’umanità, il mondo e la terra, che ha sempre dato e continua a dare senza pretendere niente in cambio.
Precisa Quinn: “Il mio vuole essere un messaggio di speranza. La mano dell’uomo è mia, quella della donna è di una modella, la loro unione rappresenta l’umanità. Il bianco è il colore della purezza e dell’innocenza, della colomba e della pace. Per questo ho scelto di offrire un ulivo come messaggio universale”.
Quinn, noto per le sue monumentali mani installate sul Canal Grande a Venezia nel 2017 in occasione della Biennale dell’Arte, torna così a esplorare i significati del suo soggetto d’elezione. Esposta con il contributo della Fondazione Ginevra Olivetti Rason, la scultura, interamente realizzata in resina e materiale riciclato, sarà donata dall’artista e dalla galleria che lo rappresenta (Halcyon) alla città di Pietrasanta.
Alberto Stefano Giovannetti, sindaco di Pietrasanta, ha dichiarato: “Quando il maestro Lorenzo Quinn ha espresso la volontà di regalare alla comunità di Pietrasanta l’opera Give siamo stati onorati perché è un omaggio che fa a questa terra da sempre legata alla cultura dell’arte. Questa donazione al patrimonio del Parco Internazionale di Scultura Città di Pietrasanta sancirà il rapporto di stima e lunga amicizia del maestro Quinn nei confronti delle maestranze locali e della città stessa. Un gesto che, specialmente in questo periodo storico, assume un significato ancora più profondo”.