Mario Mafai / Francesca Banchelli


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Il Museo del Novecento di Firenze fino al 12 ottobre propone due mostre personali in contemporanea: una dedicata a un maestro del Novecento, Mario Mafai con opere provenienti dalla raccolta Alberto della Ragione e l’altra dedicata a una giovane artista del nostro tempo, Francesca Banchelli.

Francesca Banchelli, A bird, A girl, a boy, a bird, a man, 2016

Il progetto è frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze. Due studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea, Stefania Delia Previti e Rebecca Ricci, hanno lavorato con lo staff del museo e hanno curato, insieme al direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti e a Stefania Rispoli, una mostra monografica dedicata a Mario Mafai (Roma 1902-1956). L’esposizione fa parte del progetto Dall’Aula al Museo, avviato lo scorso anno insieme al prof. Giorgio Bacci, pensato per avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico. La mostra Mario Mafai. Opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione offre una selezione di opere provenienti della collezione permanente del museo che racconta i decenni centrali della carriera del pittore romano a cavallo del secondo conflitto mondiale, sottolineando il legame con Roma, la sua città natale, la ricorrenza di alcuni soggetti (come le nature morte e i paesaggi), il sodalizio con altri artisti (tra cui Scipione e Guttuso) e l’impegno politico e sociale in difesa dell’uomo in anni così difficili per l’Italia e l’Europa sotto la dittatura nazifascista.
Assieme a pittori come Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione e Corrado Cagli, Mafai rappresenta una delle punte di diamante della Raccolta Alberto Della Ragione. Le venti opere presenti nella collezione testimoniano l’intensa relazione di stima e amicizia che legò l’artista a Della Ragione e sono segno dell’interesse di quest’ultimo, collezionista illuminato, per un’arte attenta alla vita ma alleata delle emozioni, vicina all’esistenza reale ma anche al sogno.
Di Mafai, sono esposti l’Autoritratto degli anni Venti, un dipinto della serie Demolizioni, immagini delle mutazioni urbanistiche subite da Roma per soddisfare le visione del nuovo corso di politica culturale sotto il regime mussoliniano, due versioni della serie Fiori secchi, tema caro a Mafai che gli costò il soprannome “Mario dei fiori” e un gruppo di vedute romane, tutte venate di un romanticismo aspro e malinconico.
Invece, “I cani silenziosi se ne vanno via” è il titolo della mostra di Francesca Banchelli (Montevarchi, Arezzo 1981), realizzata a cura del direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, in collaborazione con Eva Francioli.
Si tratta della prima personale dell’artista toscana all’interno di un museo italiano, realizzata grazie al contributo del bando Exhibit Program | Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Il percorso espositivo nasce e si sviluppa attorno al dialogo con l’opera Apocalisse, dipinta da Scipione (Gino Bonichi) nel lontano 1930 e selezionata da Banchelli diversi mesi fa, prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia. Francesca Banchelli ha un’idea ben precisa della funzione dell’arte e della pratica artistica, che forse la avvicina al suo predecessore Scipione. È convinta della necessità dell’opera come epifania ed evento gnoseologico imprescindibile all’evoluzione della specie umana. Ci sono elementi linguistici, inoltre, che legano il percorso della Banchelli a Scipione, e per estensione a quel clima artistico, a quella temperatura stilistica; un certo modo di intendere il linguaggio figurativo come strumento di approdo alla realtà attraverso l’esperienza onirica, surreale dell’immaginario e del sogno.
L’artista lavora con materiali e tecniche diversi, dalle azioni performative, tra danza e teatro, ai video, al disegno, alla pittura, alla scultura e al suono. Tutte le opere esposte restituiscono in questo senso la poliedricità della sua attività e si legano ad un progetto che l’artista porta avanti da diversi anni attorno al tema del fuggitivo. I fuggitivi sono figure solitarie o piccole comunità che si incamminano e si incontrano, fisicamente o idealmente, per riformulare un nuovo inizio, a partire da qualcosa che si è interrotto o è stato distrutto. Apocalisse e l’epopea dei Fuggitivi si parlano tra loro nel segno del cambiamento epocale e di un tempo a venire dopo l’esperienza della crisi e del deserto.
In questo senso, esiste un fil rouge, una comune narrazione, che lega la mostra di Mafai a quella di Banchelli ed è rappresentato dalla figura di Scipione, amico e compagno sodale del primo, nell’ambito della stagione breve ma intensa della Scuola romana, e punto di riferimento della giovane artista. I grandi dipinti della Banchelli, infatti, si caratterizzano per un linguaggio pittorico intriso di romanticismo ma allo stesso tempo anche surreale e onirico come quello di Scipione, dove le figure sembrano avere la funzione di testimoni e custodi di presagi e profetiche visioni.

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