Tra gli artisti cinetici di tutti i tempi, Horacio Garcia Rossi (Buenos Aires, 1929-Parigi, 2012) si distingue ed emerge per la raffinatezza del gusto estetico insita generalmente nel suo fare e singolarmente, nel risultato della sua ricerca, in ogni opera. Elemento fondante, questa, determinata da una precisione istintiva e calcolata nel contempo, essa interagisce con il raziocinio e la poetica perseguendo un equilibrio perfetto tra le diverse componenti teoriche e pratiche, emotive, matematiche, visive. L’effetto instabile e mutante dell’immagine che ne deriva, grazie a ciò non induce inquietudine, insicurezza, disordine, bensì la percezione di un piacevole, graduale, dolce mutamento teso ad annullare la staticità di un momento altrimenti perennemente fisso. Soprattutto viene considerato il rispetto per l’osservatore, in tal modo liberato dalla prigionia della visione preconfezionata e reso partecipe della creazione e della vita dell’opera, con meccanismi assolutamente insoliti rispetto alle abitudini quotidiane.
Se il costruttivismo e il futurismo possono rappresentare gli assiomi di determinati dati in arte e il cinetismo introduce la loro relatività rispetto allo spazio, al tempo, al luogo, Garcia Rossi trae la sintesi di tale intrigante rapporto e ne ricava un’alchimia raffinata. Indagine sperimentale, ragionamento matematico, calcolo progettuale sulle modularità formali e le gradualità cromatiche, sono fattori basilari nella vivace creatività di Horacio, che da ciò trae pure la sua formula di attualità legata alle leggi estetiche ed alla rapidità della successione temporale. In ciò sembrerebbe prevalere la convinzione generale, secondo la quale il calcolo, la scientificità delle strutture, la severa razionalità della progettazione dello spazio, escludono a priori il coinvolgimento emotivo e la spontaneità espressiva. Invece, una lettura attenta delle opere di Garcia Rossi afferma l’esatto opposto, ossia il porre la condizione dell’avvalersi di misure matematiche finalizzata all’esaltazione del lirismo nelle sue connotazioni più nobili, eleganti e persino sofisticate. Anzi, ciò che colpisce la sensibilità dell’artista argentino è qualcosa di estremamente profondo, non superficiale, che trascende il vedere comune, quello che normalmente si arresta di fronte all’evidenza e si accontenta dell’immagine usuale, facile, perché immediata, consueta e conosciuta. L’andare oltre, per Garcia Rossi, significa giungere all’origine, calcolare il valore e l’azione di ciò che, successivamente, determina la configurazione definita, la cosiddetta realtà (apparente), vale a dire la sorgente, l’energia, la luce.
Con lo stesso stupore e uguale affascinamento con i quali ci si incanta di fronte ad una delicatissima aurora, ad un tramonto infuocato, ad una nuvola primaverile rosata, all’increspatura o all’irruenza di un lembo di mare blu, ad uno scorcio di natura terrestre, Garcia Rossi si inoltra a ritroso, dalla superficie al profondo e dirige la sua meraviglia verso la fonte generatrice e la sua potenza. Ecco trovato l’elemento primario, origine e fulcro del divenire, su cui si concentra e si dipana l’arte rossiana e dal cui incontro con l’emozione scaturisce la scintilla creativa, pronta sottomettersi alla razionalità per fornire, dopo l’elaborazione, un’opera precisa e perfetta, persino nell’equilibrio dell’instabilità e dell’incompiutezza virtuali (ma anche meccanici, nelle opere precedenti).
Così, come avviene in natura, quando la pioggia rifrange i raggi del sole e produce lo spettro solare, Garcia Rossi manipola la sua cellula di luce, elemento primario, sottoponendola ad una scomposizione atomica nella quale ogni particella detiene singolarmente il proprio valore. Dopo la scissione si effettua una scrupolosa decodificazione dei dati, per facilitare una sorta di ordo ab chaos, quindi la riunione degli stessi in due fasce distinte, quanto unite, indivisibili, parallele, complementari che sono la luce e il colore. Immediatamente si aggiunge il movimento, agente indispensabile nella determinazione e strutturazione dello spazio. Quindi, e necessariamente, si profila e si instaura il rapporto di tali elementi con i nuovi, che sono lo spazio e il tempo. Inevitabilmente le regole matematiche regolano meticolosamente ogni particolare di questo processo, salvaguardando la bellezza, senza schematizzarla freddamente o impoverirla, quanto invece valorizzarla, sintetizzandola e purificandola. Ordine e precisione sono connessi alla progressione cromatica regolata da geometrie pluriformi ben definite, ma non costrette, affinché ogni sezione di colore sia un colore, nonostante sia composto da una parte del precedente e da una parte del successivo. Il taglio netto di luce è l’entità magnetica che calamita a sé le forme; esso è l’anello di congiunzione posto tra lo svolgersi speculare delle modularità e aziona la sua multiforme peculiarità: annienta il colore nel punto focale, lo brucia, lo assorbe; poi, nel suo percorso libero, lo illumina gradualmente, dapprima intensamente e man mano che si allontana sempre più lievemente; gli dà e gli toglie trasparenza; acuisce o smorza i toni, fino nello spazio più lontano, dove la luce si arrende e l’ombra inghiotte e annulla il colore. In tutto ciò, i punti di colore scuro, uniforme, lasciano immaginare una continuità della progressione non visibile all’occhio, solo perché manca l’energia-luce, lì dove l’evoluzione di forma-colore e il nulla si confondono, a causa dell’impercettibilità sensoriale.
Il reale soggetto che interessa Garcia Rossi è l’essenza del soggetto, la sua energia, quella che esso emana sottoforma di luce e caratterizza il proprio esistere attraverso i colori, i ritmi, l’intensità, i timbri della propria “aura”. Questo costituisce un ulteriore aspetto della scienza, un’altra occasione per perfezionare l’applicazione scientifica al fare arte e, con essa, perseguire la formula della perfezione, che non è astrazione dati gli impliciti riferimenti al reale. Ne rappresentano eloquente esempio, in particolare, i “ritratti”, cospicuo gruppo di opere di alcuni anni fa che caratterizzano un determinato momento della ricerca di Garcia Rossi e per le quali l’artista ha mostrato un grande impegno psicologico e progettuale per trarre i caratteri salienti dei suoi soggetti e sinterizzarli con calcoli precisi nello spazio, entro forme e colori indicativi e corrispondenti alla loro essenza. Ogni numero, quindi ogni grafema che lo rappresenta, ha il suo ritratto; ogni cifra ne ha un altro, diverso da quello dei numeri che lo compongono. Così pure ogni lettera dell’alfabeto ed ogni nome. In questo caso, quando si tratta del ritratto del nome, lo studio è ulteriormente complesso. Poiché non è la fotografia dell’aspetto fisico, ma l’immagine dell’essenza del soggetto, della sua psicologia, del gusto estetico di chi porta quel nome, il ritratto è compiuto attraverso la caratterizzazione di luce-forma-colore-movimento-spazio, cioè la sintesi del rapporto tra l’individuo e il proprio nome.
Molta importanza hanno avuto i materiali nella ricerca artistica di Horacio Garcia Rossi ed hanno ricoperto un ruolo determinante al momento della loro applicazione, fino allo sviluppo successivo della pittura bastante a se stessa e alla completezza dell’espressione. Ci sono state le epoche dei movimenti meccanici reali, delle proiezioni luminose generanti mutamenti ed instabilità, dei volumi, dei materiali di nuova generazione plastici, leggeri e trasparenti, dei piani dipinti sovrapposti e interattivi.
Il percorso artistico lungo e laborioso, ricco e coerente è negli ultimi anni approdato al nuovo traguardo, oltre il quale pare impossibile spingersi: l’artista ha sintetizzato anche l’essenza e, per lui, tutto-è luce-colore, la scintilla, la sua “alchimia”. Una nuova suggestione nel godimento di tali opere proveniva, spesso, dall’ambiente ospite, fatto di architetture e natura; la luce che accarezza i profili, colpisce le superfici, esplora gli anfratti, penetra il labirinto, si riflette nell’acqua, specchio del cielo sovrastante e della natura circostante, paiono un prolungamento delle opere e l’insieme combina una simbiosi mistica, anche con gli stessi osservatori.