Dopo venticinque anni Sergio Lombardo ritorna al MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma con una nuova mostra personale dando testimonianza dell’incessante lavoro di ricerca che nell’ultimo quarto di secolo l’artista romano ha portato avanti sul tema della cosiddetta “Pittura Stocastica”. La mostra sarà aperta fino al 4 aprile, è realizzata a cura di Simone Zacchini e si prefigge l’obiettivo di sottolineare l’importanza della produzione pittorica che dalla metà degli anni Novanta ha portato Lombardo a confrontarsi con nuovi problemi estetici di composizione, combinazione e colorazione delle forme, attraverso una selezione di opere su tela e su carta che, dalle serie delle “Mappe”, arriva alle più recenti sperimentazioni sulle “Tassellature Stocastiche”.
Sergio Lombardo (Roma, 1939) è coinvolto fin dal 1980 in una profonda ricerca sulla “Pittura Stocastica”. Fra tutte le serie di lavori in cui l’artista ha messo alla prova la sua Teoria eventualista, questa è quella su cui si è concentrato per un periodo più lungo, fino ad arrivare a definire, attraverso metodi sperimentali, diversi tipi di composizione automatica basati sull’applicazione di algoritmi randomici. Creati da questi metodi matematici, i dipinti stocastici mostrano differenti strutture percettive che offrono allo spettatore variabili interpretazioni visive delle forme senza senso dipinte sulla superficie della tela. I primi esperimenti furono esposti nel 1983 e la ricerca è continuata senza sosta fino ai giorni nostri.
Dalla metà degli anni Novanta il lavoro di Lombardo ha subito una svolta, con l’approfondimento del tema della composizione e colorazione di diversi tipi di “Mappe” (Mappe Minimali Toroidali, Mappe di Heawood e Mappe Stocastiche Complesse). In anni recenti, invece, questa sperimentazione metodologica si è evoluta attraverso le cosiddette “Tassellature Stocastiche” (Tiling e Quilting): superfici costituite da tessere nate da nuovi algoritmi stocastici di generazione delle forme, sviluppati dai metodi di composizione che Lombardo aveva già presentato all’inizio degli anni Novanta.