Il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli (TO) propone in questo periodo una ricca offerta di quattro mostre aperte contemporaneamente: “Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese”, curata da Marcella Beccaria, fino al 21 giugno; “Giorgio Morandi. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti”, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, fino al 28 giugno; “James Richards. Alms for the Birds”, a cura di Marianna Vecellio, fino al 28 giugno; “Renato Leotta. Sole”, a cura di Marianna Vecellio, fino al 28 giugno.
La collezione di Uli Sigg, che
conta circa 2.500 opere di oltre 500 artisti, non si limita al solo gusto estetico
del collezionista,ma rispecchia una visione enciclopedica che mira a
documentare l’evoluzione dell’arte cinese dalla fine degli anni settanta a
oggi.
La mostra, allestita nell’atrio del Castello, lungo la scala d’onore e nelle
sale al secondo piano, è sviluppata a stretto contatto con il collezionista e
gli artisti e presenta una precisa selezione della Collezione Sigg e M+ Sigg
Collection, documentandone alcuni tra i caratteri distintivi attraverso una
scelta di sale tematiche e monografiche. La prima sala è una sorta di
“archivio” in cui sono allestite alcune tra le prime opere acquistate e
solitamente installate presso la sua casa in Svizzera e alcuni tra i
numerosissimi ritratti che gli artisti gli hanno dedicato. L’interesse nei
confronti della ricca tradizione culturale e il confronto tra l’idea di
Occidente e quella di Oriente è riscontrabile nelle sale rispettivamente
dedicate a Shao Fan e a Liu Wei. Questa mostra documenta inoltre la costante
attenzione di Sigg nei confronti delle generazioni più giovani e la sua
apertura nei confronti di molteplici tecniche artistiche. Le nuove opere di
Miao Ying e He Xiangyu, appositamente commissionate dal collezionista per gli
spazi del Castello, propongono inedite visioni della Cina odierna.
La mostra dedicata a Giorgio Morandi è composta da opere della Collezione di Francesco Federico Cerruti, con la quale il Castello di Rivoli prosegue il programma di approfondimento sulle opere della Collezione Cerruti.
Le cinque tele di Giorgio Morandi
appartenenti alla Collezione Cerruti, esposte nelle sale del primo piano del
Castello di Rivoli, testimoniano la varietà dei linguaggi pittorici di uno tra
gli artisti più significativi del Novecento. Sul piano dell’esecuzione la
pittura di Morandi passa dalla stesura sensibilmente chiaroscurata, ricca di
modulazioni tonali, della Natura morta del 1945, alle superfici opache della
versione del 1951, realizzata con pennellate dense e sovrapposte. Sul piano
della regia visiva, il sintetico intarsio che definisce il Paesaggio del 1939
sembra quasi opporsi alla morbida modulazione luminosa, memore della pittura
quattrocentesca di Piero della Francesca, dei Fiori del 1954 e della Natura
morta del 1958.
Sempre della
collezione Cerruti è l’opera di James Richards (Cardiff, 1983), ossia una
nuova installazione concepita appositamente per le sale storiche del Castello
di Rivoli.
Questa opera “Alms for the Birds” (Elemosina
per uccelli, 2020) è un’installazione in due parti, una sonora e una visiva,
che indaga la villa che ospita la Collezione Cerruti come un luogo fantastico,
di ricerca della perfezione. Una “casa-sogno”, ma anche un rifugio simile a un
luogo per l’oltre-vita. L’opera tenta di re-immaginare la casa a partire dal
Castello di Rivoli, mettendo in risonanza la camera nella torre di Villa
Cerruti, o stanza padronale, e l’architettura e la storia delle sale
dell’Appartamento del re Vittorio Amedeo II, al primo piano del Castello di
Rivoli, coinvolte dall’intervento dell’artista.
Infine, al primo piano del Museo è allestita l’installazione “Sole” di RenatoLeotta (Torino, 1982), installazione ambientale che esplora il
legame tra la tradizione storica industriale del Piemonte, il suo tessuto
sociale e il linguaggio artistico del Barocco.
L’opera consiste nell’illuminare, non senza una forma di sottile
umorismo, tutto ciò che è piemontese nell’edificio, dai suoi particolari
storici, materiali e artistici. È composta da fari di automobile disseminati
nello spazio a costituire un alternativo impianto d’illuminazione del Museo e
delle sue mostre, riflettendo pertanto a livello metaforico il cambiamento
sociale avvenuto nel territorio che da centro legato all’industria fino alla
fine degli anni Novanta del secolo scorso, ha spostato la sua attenzione verso
la produzione “della cultura contemporanea dell’intrattenimento”, come afferma
l’artista.
Partendo dai dettagli architettonici e artistici delle sale della Residenza
Sabauda, l’opera di Leotta crea un percorso immaginario negli spazi del Museo
in cui i fasti del passato settecentesco sabaudo espressi nei motivi araldici,
nelle decorazioni e negli affreschi, sono metaforicamente illuminati dai fari
delle automobili.