Al Castello di Rivoli


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Il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli (TO) propone in questo periodo una ricca offerta di quattro mostre aperte contemporaneamente: “Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese”, curata da Marcella Beccaria, fino al 21 giugno; “Giorgio Morandi. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti”, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, fino al 28 giugno; “James Richards. Alms for the Birds”, a cura di Marianna Vecellio, fino al 28 giugno; “Renato Leotta. Sole”, a cura di Marianna Vecellio, fino al 28 giugno.

Liu Ding, The Orchid Room, Cerruti’s Attic and Earthly World, 2019, Courtesy l’artista

La collezione di Uli Sigg, che conta circa 2.500 opere di oltre 500 artisti, non si limita al solo gusto estetico del collezionista,ma rispecchia una visione enciclopedica che mira a documentare l’evoluzione dell’arte cinese dalla fine degli anni settanta a oggi.
La mostra, allestita nell’atrio del Castello, lungo la scala d’onore e nelle sale al secondo piano, è sviluppata a stretto contatto con il collezionista e gli artisti e presenta una precisa selezione della Collezione Sigg e M+ Sigg Collection, documentandone alcuni tra i caratteri distintivi attraverso una scelta di sale tematiche e monografiche. La prima sala è una sorta di “archivio” in cui sono allestite alcune tra le prime opere acquistate e solitamente installate presso la sua casa in Svizzera e alcuni tra i numerosissimi ritratti che gli artisti gli hanno dedicato. L’interesse nei confronti della ricca tradizione culturale e il confronto tra l’idea di Occidente e quella di Oriente è riscontrabile nelle sale rispettivamente dedicate a Shao Fan e a Liu Wei. Questa mostra documenta inoltre la costante attenzione di Sigg nei confronti delle generazioni più giovani e la sua apertura nei confronti di molteplici tecniche artistiche. Le nuove opere di Miao Ying e He Xiangyu, appositamente commissionate dal collezionista per gli spazi del Castello, propongono inedite visioni della Cina odierna.

La mostra dedicata a Giorgio Morandi è composta da opere della Collezione di Francesco Federico Cerruti, con la quale il Castello di Rivoli prosegue il programma di approfondimento sulle opere della Collezione Cerruti.

Le cinque tele di Giorgio Morandi appartenenti alla Collezione Cerruti, esposte nelle sale del primo piano del Castello di Rivoli, testimoniano la varietà dei linguaggi pittorici di uno tra gli artisti più significativi del Novecento. Sul piano dell’esecuzione la pittura di Morandi passa dalla stesura sensibilmente chiaroscurata, ricca di modulazioni tonali, della Natura morta del 1945, alle superfici opache della versione del 1951, realizzata con pennellate dense e sovrapposte. Sul piano della regia visiva, il sintetico intarsio che definisce il Paesaggio del 1939 sembra quasi opporsi alla morbida modulazione luminosa, memore della pittura quattrocentesca di Piero della Francesca, dei Fiori del 1954 e della Natura morta del 1958.
Sempre della collezione Cerruti è l’opera di James Richards (Cardiff, 1983), ossia una nuova installazione concepita appositamente per le sale storiche del Castello di Rivoli.

Questa opera “Alms for the Birds” (Elemosina per uccelli, 2020) è un’installazione in due parti, una sonora e una visiva, che indaga la villa che ospita la Collezione Cerruti come un luogo fantastico, di ricerca della perfezione. Una “casa-sogno”, ma anche un rifugio simile a un luogo per l’oltre-vita. L’opera tenta di re-immaginare la casa a partire dal Castello di Rivoli, mettendo in risonanza la camera nella torre di Villa Cerruti, o stanza padronale, e l’architettura e la storia delle sale dell’Appartamento del re Vittorio Amedeo II, al primo piano del Castello di Rivoli, coinvolte dall’intervento dell’artista.
Infine, al primo piano del Museo è allestita l’installazione “Sole” di RenatoLeotta (Torino, 1982), installazione ambientale che esplora il legame tra la tradizione storica industriale del Piemonte, il suo tessuto sociale e il linguaggio artistico del Barocco. L’opera consiste nell’illuminare, non senza una forma di sottile umorismo, tutto ciò che è piemontese nell’edificio, dai suoi particolari storici, materiali e artistici. È composta da fari di automobile disseminati nello spazio a costituire un alternativo impianto d’illuminazione del Museo e delle sue mostre, riflettendo pertanto a livello metaforico il cambiamento sociale avvenuto nel territorio che da centro legato all’industria fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ha spostato la sua attenzione verso la produzione “della cultura contemporanea dell’intrattenimento”, come afferma l’artista.
Partendo dai dettagli architettonici e artistici delle sale della Residenza Sabauda, l’opera di Leotta crea un percorso immaginario negli spazi del Museo in cui i fasti del passato settecentesco sabaudo espressi nei motivi araldici, nelle decorazioni e negli affreschi, sono metaforicamente illuminati dai fari delle automobili.

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