Dopo il grande successo dei primi mesi, prosegue sino al 15 marzo 2020 a Milano, presso le Gallerie d’Italia, la mostra “Canova Thorvaldsen, La nascita della scultura moderna “, con la curatela di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca. Una grande mostra con più di 160 opere, che fa parte di un ciclo nell’ambito del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo, volte a valorizzare i principali protagonisti e le grandi stagioni della storia dell’arte italiana. Un’esposizione realizzata grazie alla collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo oltre a numerosi musei e collezioni italiane ed estere, che per la prima volta mette a confronto i due grandi contemporanei e rivali, noti come “i padri della scultura moderna”, rappresentati al culmine della loro fama in ritratti eleganti accanto alle loro opere, come se stessero dialogando tra di loro. Antonio Canova ( Possagno 1757 – Venezia 1822) uno dei massimi scultori e pittori esponenti del neoclassicismo italiano in scultura, tant’è che fu soprannominato il nuovo Fidia, l’artista che meglio di tutti seppe interpretare gli ideali dell’Atene periclea. Dopo il suo apprendistato a Venezia, si trasferì a Roma, dove visse la maggior parte della sua vita, nonostante i numerosi viaggi sia in Italia che all’estero. Molto vicino alle teorie neoclassiche di Winckelmann e Mengs, ebbe vari committenti importanti come : gli Asburgo, i Borbone, Napoleone, la corte pontificia , rappresentanti della nobiltà russa, romana e ovviamente veneta. Il danese Bertel Thorvaldsen, noto in italia semplicemente con Thorvaldsen ( Copenhagen 1770- Copenhagen 1884) anch’egli esponente del neoclassicismo ed emulo del grande Canova, si trasferì a Roma eleggendola sua” Patria artistica”. Anche se più giovane dello scultore e pittore italiano di Possagno, ebbe grandissima fama fra i contemporanei quasi pari a quella del grande Canova, dove alle Gallerie d’Italia sono messi in mostra e a confronto. Come dichiarato dal Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli: «Questa mostra rappresenta un traguardo di grande significato nel percorso di valorizzazione dell’arte e della cultura italiana intrapreso dalle nostre Gallerie d’Italia. È un percorso che assume sempre maggiore rilevanza internazionale. Per la prima volta sono presentate al pubblico in un confronto diretto le opere dei due grandi scultori, l’italiano Canova e il danese Thorvaldsen. La realizzazione di questo ambizioso progetto è stata resa possibile dalla collaborazione prestata alle nostre Gallerie d’Italia da due musei di prestigio mondiale, l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Thorvaldsen di Copenaghen. Grazie ad essi sarà possibile ammirare, in un accostamento e dialogo del tutto inedito, alcuni tra i maggiori capolavori dell’arte di tutti i tempi. La nostra banca conferma anche con questa mostra l’orgoglio di trasfondere in un impegno quotidiano la propria fiducia nei valori universali della cultura e della bellezza.»
Il paragone tra i due scultori avvenne originariamente a Roma, dove entrambi trascorsero la maggior parte della loro vita raggiungendo la celebrità grazie a una carriera straordinaria. Canova si trasferì nella città eterna nel 1781 da Venezia, mentre il più giovane Thorvaldsen lo raggiungerà qualche anno dopo, da Copenaghen, nel 1797. Canova e Thorvaldesen ebbero pressochè vite parallele, e quasi incrociate. Contemporanei e rivali si sfidarono sugli stessi motivi e soggetti, dandone ciascuno la propria originale interpretazione. Si trattava delle figure dell’antica mitologia come: le Grazie, Amore e Psiche, Venere, Ebe. La mostra è articolata in diciassette sezioni : “dall’ L’immagine dell’artista.Gli autoritratti”, con i lavori eseguiti dai due artisti in tre momenti: all’inizio della loro carriera, quelli del periodo centrale e quelli realizzati durante la maturità, alla sezione denominata : “Gli studi di Canova e di Thorvaldsen a Roma”, con una serie di opere dei due maestri quando entrambi operarono nel centro di Roma, oltre a lavori di Francesco Chiarottini, Johan Vilhelm Gertner, Hans Ditlev e Christian Martens, Gaetano Matteo Monti, Friedrich Nerly, Ferdinand Richardt, Pietro Tenerani, a testimonianza di come lo studio divenne per Canova e Thorvaldsen una sorta di museo dell’artista, dove esporre il proprio operato e i modelli in gesso da copiare. Le sezioni seguenti sono dedicate “ ai ritratti” per lo più a quelli tributati ai due scultori . Nella terza sezione: “La gloria di Canova”, una serie di effigi, opere di Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Giovanni Ceccarini, Hugh Douglas Hamilton, Angelica Kauffmann, John Jackson, Giovanni Battista Lampi Junior, Thomas Lawrence, Ludovico Lipparini, hanno come soggetto Antonio Canova. A seguire la sezione “Ritratti in scena” che riunisce i ritratti di carattere celebrativo (tre di Rudolph Suhrlandt e uno di Jacob Munch), ma anche le opere di François Xavier Fabre con Ugo Foscolo, Vittorio Alfieri, Antonio Canova identificati come le grandi glorie d’Italia oltre a la Venere Italica e il ritratto di Maria Luigia d’Asburgo e il gesso per il Monumento a Vittorio Alfieri, tutti di Canova.
La quinta sezione è stata dedicata alle : “Icone popolari” ovvero alle riproduzioni di altri artisti con varie tecniche e materiali .Tra queste: cinque cere di Benedetto Pistrucci, riproduzioni da opere di Antonio Canova, figurano una medaglia in oro di Christen Christensen con l’immagine di Thorvaldsen sul recto. Nel grande salone centrale, “Le grazie e la danza” due gruppi marmorei che mettono a confronto, i due celeberrimi capolavori de Le Grazie dove Canova e Thorvaldsen hanno espresso al meglio il proprio ideale di bellezza. Queste due opere sono circondate da una coreografia di quattro figure in cui Canova, Thorvaldsen e un loro seguace, Gaetano Matteo Monti, hanno rappresentato il motivo della danza, grande novità perché tema mai affrontato prima in scultura. L’esposizione prosegue poi con la sezione de I ritratti come specchio di un’epoca che ripercorre la vasta produzione ritrattistica in marmo di Canova e di Thorvaldsen, restituendo l’immagine dei personaggi più in vista del tempo, sovrani, aristocratici, collezionisti, artisti e letterati che vollero farsi immortalare in sembianze idealizzate. Altra tematica cara ai due scultori si trova nella sezione Venere e il trionfo della bellezza, nella quale Canova,Thorvaldsen e il loro seguace Mathieu Kessels sono messi a confronto nella rappresentazione di Venere, la dea dell’amore. Nell’undicesima sezione, Amor vincit omnia. La rappresentazione d’Amore, prende in esame uno dei temi più amati dalla scultura e dalla pittura tra Neoclassicismo e Romanticismo, ovvero quello di Amore o Cupido. Simbolo di grazia sensuale, bellezza innocente e intatta, con il corpo di un adolescente. Nella prima, Nel segno della grazia. Amore e Psiche, il tema viene declinato nelle opere su tela e in marmo di Giovanni Maria Benzoni, Agostino Comerio, François Pascal Simon Gérard, Felice Giani, Johan Tobias Sergel , mentre nella seconda, Figure in volo. Ebe coppiera degli dei, i lavori di Vincenzo Camuccini, Gavin Hamilton, John Gibson, Gaspare Landi, Pietro Tenerani offrono spunti di approfondimento dell’Ebe canoviana dell’Ermitage e dei tre lavori (statue e rilievi) di Thorvaldsen in cui compaiono Ebe, Ercole,Nemesi e Giove. Un capitolo a parte, I grandi mecenati. Napoleone e il grande collezionista lombardo Giambattista Sommariva, che acquistò numerose statue di Canova ed ebbe da Thorvaldsen il suo capolavoro: Il trionfo di Alessandro in Babilonia, commissionato da Napoleone per il Quirinale ma poi eseguito per la villa di Tremezzo sul lago di Como. Grazie a Sommariva sia Canova che Thorvaldsen ebbero con Milano un rapporto privilegiato. Nel ritratto di Napoleone, Canova cercò di rendere il fascino dell’eroe, dell’uomo del destino, mentre Thorvaldsen divinizzò l’imperatore rappresentandolo come Giove con l’aquila. A conclusione del percorso espositivo la splendida serie di 13 bassorilievi in gesso di Canova, in esposizione permanente alle Gallerie d’Italia, e appartenenti alla collezione dell’Ottocento della Fondazione Cariplo, che immortalano scene mitiche e rappresentazioni di alcuni precetti della filosofia socratica. Per l’occasione è stato realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira, un catalogo della mostra con saggi di Leticia Azcue Brea, Margrethe Floryan, Stefano Grandesso, Mario Guderzo, Elena Karceva, Fernando Mazzocca, Stig Miss, Laila Skjothaug.