È Giorgio Armani stesso a promuovere e curare la mostra dedicata a Peter Lindbergh (Leszno, Polonia, 1944-2019), in occasione della settimana della moda di Milano, presso gli spazi di Armani/Silos di Milano, fino al 2 agosto.
La mostra, intitolata “Heimat. A Sense of
Belonging”, presenta un’ampia selezione dell’opera di Lindbergh, percorrendo
vari decenni del lavoro del fotografo, sia quello già pubblicato come quello inedito.
Curata
personalmente da Giorgio Armani in collaborazione con la Fondazione Peter
Lindbergh, la mostra evidenzia le straordinarie affinità tra due figure
visionarie, il cui originale senso di identità ha definito standard molto
personali e molto alti, tanto nell’arte quanto nella vita. Giorgio Armani e
Peter Lindbergh hanno condiviso valori che hanno permeato tutta la loro
estetica. In particolare, l’apprezzamento per la verità e l’anima che da essa
emana, e la ricerca dell’onestà in opposizione all’artificio, hanno dato vita a
una stretta collaborazione iniziata negli anni Ottanta e proseguita nel corso
delle rispettive carriere.
Incentrata sugli aspetti noti e meno noti del lavoro di Lindbergh la mostra si
sviluppa come un movimento in tre sezioni. Il punto di vista unico del
fotografo, la sua idea di spazio e di bellezza, la sua estetica inconfondibile
e le sue fonti di ispirazione si svelano in un viaggio che va oltre l’idea
della fotografia di moda. Si parte dai ritratti di The Naked Truth, si prosegue
con le possenti atmosfere di Heimat, si conclude con la sorprendente
schiettezza delle immagini di The Modern Heroine.
La comprensione della femminilità dimostrata da Lindbergh, il suo interesse per
la personalità e la sua propensione per la verità, lo hanno sempre distinto dai
suoi colleghi. C’è un’onestà intrinseca nel lavoro di Lindbergh che è
strettamente legata alla sua stessa Heimat. La parola Heimat, in tedesco,
significa qualcosa di più di casa: è un luogo del cuore, il luogo a cui si
appartiene. Per Lindbergh, Heimat è il background industriale di Duisburg, con
le sue fabbriche, la nebbia, il metallo e il cemento. L’estetica della Berlino
degli anni ’20 ha lasciato un’altra indelebile impronta nel suo lavoro.
Attraverso il filtro di uno sguardo pieno di umanità, tali spunti hanno
generato un senso di cruda bellezza che connota l’intera opera del fotografo.
Il cuore della mostra ospitata nell’Armani/Silos ruota intorno a immagini in
cui l’espressivo ambiente industriale è qualcosa di più di un semplice sfondo:
un protagonista narrativo, splendidamente nudo nella sua verità, così come lo
sono i ritratti di Lindbergh, sempre spogli da qualsiasi artificio, insieme
alla sua idea di eroina moderna come donna piena di potere, che mostra con
orgoglio i segni dell’età e del tempo. All’interno di questi tre movimenti, Heimat
descrive la complessità e l’immediatezza dell’opera di Lindbergh, e la sua
atemporalità.