In ambito a un progetto internazionale il Museion di Bolzano, in collaborazione con CentroCentro, Madrid, e CAC, Bretigny, propone, fino al 13 maggio, la mostra personale dell’artista Mercedes Azpilicueta (La Plata, Argentina, 1981), realizzata a cura di Virginie Bobin.
In un mondo che richiede ordine, efficienza e
trasparenza il progetto di Mercedes Azpilicueta si muove sul filo del caos e
dell’eccesso. Bestiario de Lengüitas (Bestiario delle linguette) prende le
mosse da una sceneggiatura scritta dall’artista per una performance futura che
potrebbe o meno accadere. Disegni, costumi, sculture, installazioni audio e
video, wallpaper e un coro di personaggi grotteschi abitano lo spazio
espositivo, che si presenta come un palcoscenico dove anche il pubblico è
coinvolto con tutti i sensi in questa esperienza e dove sfilano donne di
famiglia, nonne di fantasia e muse artistiche, come la Mala-Mama, una Sorella
che vive nel limbo, una Maestra/Guardiana dal futuro. Sono presenti
anche diverse figure della storia dell’arte e della letteratura, come la
medioevale Dama con l’Unicorno del Museo Cluny di Parigi o l’artista Lea Lublin
e il poeta e attivista gay Nestor Perlongher (1949-1992), a cui Azpilicueta si
è ispirata per i suoi scritti e disegni. Tutti i personaggi e i loro complici
“utilizzano” il museo come spazio per le prove, per testare la produzione della
loro pièce. Muovendosi tra scienza, magia e meraviglia, Azpilicueta crea così
una polifonia di lingue e voci che offusca le narrative lineari.
Molte delle opere sono state realizzate a mano o con tecniche “povere”, spesso
associate al lavoro domestico delle donne e quindi ad abilità e conoscenze
considerate “minori”, come cucire, ricamare o tingere. I materiali utilizzati
sono riciclati o naturali (lattice, pelle, seta, cera) e aggiungono così un
altro strato di storie agli oggetti, cioè quello della circolazione delle
risorse e delle conoscenze, spesso acquisite attraverso lo sfruttamento
violento dell’uomo e della natura.
Attraverso la combinazione di strategie visive e teatrali e una forte componente umoristica, l’artista ci invita così a mettere in discussione i modi in cui abitiamo questo mondo.
L’impiego del corpo;
lo spaziare attraverso aree del sapere, alla storia dell’arte alla musica
popolare, dalla letteratura alla cultura di strada; la predilezione per figure
considerate dissidenti, come femministe, queer, migranti, individui esiliati
sono elementi centrali del lavoro di Mercedes Azpilicueta. Muovendosi tra
diversi riferimenti e livelli di lettura, la sua pratica si traduce quindi in
performance, video, testi e, recentemente, nella scultura fino ad esplorare il
potenziale dello spazio teatrale.