Mercedes Azpilicueta. Bestiario de Lengüitas


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In ambito a un progetto internazionale il Museion di Bolzano, in collaborazione con CentroCentro, Madrid, e CAC, Bretigny, propone, fino al 13 maggio, la mostra personale dell’artista Mercedes Azpilicueta (La Plata, Argentina, 1981), realizzata a cura di Virginie Bobin.

Mercedes Azpilicueta, Mama’s Casting a Spell, 2019, video-still-Courtesy of the artist

In un mondo che richiede ordine, efficienza e trasparenza il progetto di Mercedes Azpilicueta si muove sul filo del caos e dell’eccesso. Bestiario de Lengüitas (Bestiario delle linguette) prende le mosse da una sceneggiatura scritta dall’artista per una performance futura che potrebbe o meno accadere. Disegni, costumi, sculture, installazioni audio e video, wallpaper e un coro di personaggi grotteschi abitano lo spazio espositivo, che si presenta come un palcoscenico dove anche il pubblico è coinvolto con tutti i sensi in questa esperienza e dove sfilano donne di famiglia, nonne di fantasia e muse artistiche, come la Mala-Mama, una Sorella che vive nel limbo, una Maestra/Guardiana dal futuro. Sono presenti anche diverse figure della storia dell’arte e della letteratura, come la medioevale Dama con l’Unicorno del Museo Cluny di Parigi o l’artista Lea Lublin e il poeta e attivista gay Nestor Perlongher (1949-1992), a cui Azpilicueta si è ispirata per i suoi scritti e disegni. Tutti i personaggi e i loro complici “utilizzano” il museo come spazio per le prove, per testare la produzione della loro pièce. Muovendosi tra scienza, magia e meraviglia, Azpilicueta crea così una polifonia di lingue e voci che offusca le narrative lineari.
Molte delle opere sono state realizzate a mano o con tecniche “povere”, spesso associate al lavoro domestico delle donne e quindi ad abilità e conoscenze considerate “minori”, come cucire, ricamare o tingere. I materiali utilizzati sono riciclati o naturali (lattice, pelle, seta, cera) e aggiungono così un altro strato di storie agli oggetti, cioè quello della circolazione delle risorse e delle conoscenze, spesso acquisite attraverso lo sfruttamento violento dell’uomo e della natura.

Attraverso la combinazione di strategie visive e teatrali e una forte componente umoristica, l’artista ci invita così a mettere in discussione i modi in cui abitiamo questo mondo.

L’impiego del corpo; lo spaziare attraverso aree del sapere, alla storia dell’arte alla musica popolare, dalla letteratura alla cultura di strada; la predilezione per figure considerate dissidenti, come femministe, queer, migranti, individui esiliati sono elementi centrali del lavoro di Mercedes Azpilicueta. Muovendosi tra diversi riferimenti e livelli di lettura, la sua pratica si traduce quindi in performance, video, testi e, recentemente, nella scultura fino ad esplorare il potenziale dello spazio teatrale.

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