Sono quattro le proposte in contemporanea alla Galleria Nazionale di Roma, con inaugurazione nello stesso giorno e chiusura il 13 aprile, ad eccezione di quella dedicata ad Attilio Cassinelli che terminerà prima, il 22 marzo.
La prima, “Attilio Cassinelli. Evergreen. Storia di Attilio”, è curata da Marcella Cossu e Nunzia Fatone ed è dedicata al linguaggio dell’illustrazione. Illustratore, poeta, narratore per immagini, amante per diretta ammissione “delle cose semplici”, Attilio Cassinelli ha il grande merito di aver valorizzato la comunicazione visiva rivolta ai bambini più piccoli grazie alla sua singolare capacità di sintesi. Sono esposte oltre 80 opere tra disegni, studi originali, libri e modellini, in buona parte materiali inediti, provenienti dal magico “antro” creativo dell’artista, con una breve sezione dedicata alla grafica pubblicitaria degli anni Sessanta (il “Cynar”, le sigarette “Nazionali”) e al caricaturismo (memorabile il suo Totò) per poi focalizzare l’evoluzione intervenuta fino a oggi all’interno dell’enciclopedico “bestiario”, dentro e fuori le due edizioni Giunti del Pinocchio.
La seconda, “Carlo e Fabio Ingrassia e Eugenio Tibaldi. Notturno con figura”, curata da Lucrezia Longobardi, rappresenta la conclusione della rassegna “Connection Gallery” con l’installazione site-specific, che propone un’indagine che parte da un dato scientifico, pubblicato nel 1989 sulla rivista 21st Century Science & Technology. Nel testo si affermava come l’essere umano vibri a circa 570 trilioni di volte al secondo, 42 ottave sopra il DO centrale di un pianoforte; una grandezza che sembra non poter essere contenuta nelle pareti dell’immaginazione, eppure, dà la cifra di come gli uomini siano eminentemente esseri emozionali, capaci di plasmare la realtà attraverso le vibrazioni che emanano. In Notturno con figura prende corpo un paesaggio esistenziale fondato su uno stato di precarietà e disillusione. L’impianto di questo progetto si concentra sull’anatomia (o autopsia) di una circostanza dell’essere isolata e surreale, all’estremo del possibile, selvaggia e severa che permette all’individuo di allontanarsi dall’inquietante norma della società per potersi aggrappare all’improbabile possibilità di un’alienazione cosciente.
La terza
e la quarta proposta sono “Gregorio Botta. Just measuring uncosciousness”,
curata da Massimo Minnni e “Maria Elisabetta Novello. Each Second is the Last”,
curata da Ilaria Gianni, entrambe dedicate alla memoria di Lea Mattarella. Due versi della stessa
poesia di Emily Dickinson sono stati scelti per due mostre parallele, che
riflettono sulla fragilità e sulla transitorietà dell’esistenza, temi cari ai
due artisti che partendo da un orizzonte comune giungono a esiti diversi.
Nella sua mostra Gregorio Botta, sfruttando gli spazi
della Galleria Nazionale, costruisce un percorso in quattro stazioni, una per
ogni sala, quasi un viaggio esistenziale, dove mostra come misurare
l’inconsapevolezza. Invece, Maria
Elisabetta Novello costruisce un percorso narrativo composto da tre gruppi di
lavori che investigano l’idea di temporalità infinita e propone
un’interpretazione visiva del tempo e della fragilità dell’esistenza, espressa
anche nella scelta dei materiali, come la cenere e la polvere, che sebbene
impalpabili conservano le tracce dello scorrere del tempo. Il catalogo della
mostra, che documenta anche l’installazione negli spazi della Galleria
Nazionale, contiene i contributi di Ilaria Gianni, Massimo Mininni e Ludovico
Pratesi.