Allestita nei suggestivi e centralissimi spazi del Teatro dei Dioscuri di Roma, la mostra dedicata alle fotografie di Gianfranco Ayala, promossa e organizzata da Istituto Luce-Cinecittà, con il Patrocinio della Camera dei Deputati e del Comune di Caltanissetta, è curata da Enrico Menduni ed è visibile fino al 1 marzo.
La mostra racconta la storia del ragazzo Gianfranco Ayala, che tra il 1948 e il ’52, tra i 15 e i 19 anni, a Caltanissetta, scatta decine, centinaia di fotografie, come una passione, come una liberazione. È un talento naturale, sono foto di pura bellezza, sulla città e la campagna, gli adulti e i bambini, sulla fatica, la povertà, il sorriso della vita. Senza formazione specifica, allievo solo di uno stampatore e di ciò che vede, Ayala incrocia senza saperlo le traiettorie del realismo cinematografico, di Cartier-Bresson, degli street photographers americani. Il ragazzo è amico del ‘professor’ Sciascia; è erede di gestori di solfatare, come Pirandello. La sua storia può essere quella di un racconto di Gesualdo Bufalino, di una vocazione postdatata.
Contestualmente, la stessa mostra racconta la storia di Gianfranco Ayala, neurologo e docente di livello internazionale. Che dopo la scuola per volere della famiglia ha studiato medicina, è emigrato in America. Ha abbandonato per sempre la fotografia. Ma non i negativi delle sue foto, e la pellicola di un cortometraggio sulla sua solfatara che lo hanno seguito segretamente nei decenni in tutti i suoi spostamenti. Ora, Ayala decide di far vedere al mondo quei suoi scatti di decenni prima.
Il tempo è passato sui suoi soggetti, sulla Storia. Non sulle foto.
Oggi Gianfranco Ayala ha 87 anni e la mostra “Sicilia sottosopra” porta per la prima volta a Roma questa promessa della fotografia.
La mostra racconta in 75 immagini, e nel corto-gioiello del 1952 ‘Solfara’, interamente restaurato, i luoghi, la gente, le atmosfere della Caltanissetta di Ayala, il suo mondo fisico ed emotivo: luogo di cultura e ruralità, di lavoro, miseria, dolente e bellissima umanità, che è l’Italia dell’immediato dopoguerra. E ancora di più, la naturale felicità del suo sguardo, di fotografie che sembrano esserci state sempre, e che ci guardano per la prima volta.
Accompagna la mostra il catalogo, edito da Istituto Luce-Cinecittà e 40due Edizioni, con le foto in esposizione e corredato da scritti del curatore Enrico Menduni, di un grande della politica, del sindacato e del giornalismo come Emanuele Macaluso, memoria storica delle dure lotte sindacali delle solfatare, del giornalista e scrittore Gaetano Savatteri (che accosta la fotografia di Ayala all’epopea dello zolfo nella letteratura siciliana, da Verga e Pirandello a Sciascia e Camilleri), e di Maria Gabriella Macchiarulo, coordinatrice della mostra per Luce-Cinecittà.