Con le opere riunite nella mostra “Sottotraccia”, Pino Musi (Salerno, 1958) propone nei suoi scatti i contrasti del Sulcis e dell’Asinara negli spazi della Fondazione di Sardegna a Cagliari, fino al 31 marzo.
La rassegna è promossa dalla Fondazione di Sardegna ed è curata da Marco Delogu.
Si tratta di uno sguardo poetico e contemporaneo, una visione estetica e non documentaristica, per raccontare, attraverso 43 scatti, il Sulcis Iglesiente e l’Asinara. Un corpus che si dipana tra le geometrie della cella di Totò Riina all’Asinara e gli scheletri degli impianti minerari dismessi: Cala d’Oliva, Serbariu e Monteponi, ma anche gli orizzonti dilatati di Fornelli e le linee morbide di Piscinas e Cala Domestica; scatti che evidenziano soprattutto il rigore e la razionalità delle strutture, principalmente quelle dell’epoca fascista.
Di queste fotografie, scrive il poeta Valerio Magrelli: “I due poli di questo viaggio visivo di Pino Musi coincidono con le componenti stesse della fotografia, in un perfetto equilibrio tra bianco-Asinara e nero- Sulcis, tra le abbacinanti immagini del carcere e certi scorci ‘piranesiani’ dell’Iglesiente”.
Mentre il curatore Delogu mette in evidenza che questa è: “Una mostra lontano dalla retorica del degrado l’eterna lotta tra buio e luce viene paradossalmente capovolta nei due territori. Uomini liberi obbligati al buio delle miniere, giornate intere passate a centinaia di metri sotto la superficie. Uomini in cattività obbligati a convivere con la potenza della luce del sole, e di questa bellezza abbagliante non potevano usufruire: punizione nella punizione, quella luce marcava il loro confine, così come il profondo buio toglieva salute e libertà ai minatori del Sulcis”.
Un contrasto annullato nelle fotografie di Pino Musi, il cui sguardo vuole offrire, con il linguaggio dell’immagine, una personale visione di due mondi accorciando al tempo stesso, attraverso un racconto unitario, le distanze geografiche.