A Milano, l’ICA – Istituto Contemporaneo per le Arti, ospita fino al 2 febbraio 2020 e in concomitanza con la personale di Simone Forti, la mostra “Arte Povera e Multipli Torino 1970-1975”, un nuovo episodio di Gallery Focus, percorso documentario in capitoli della storia delle gallerie italiane che più di altre, dagli anni Cinquanta a oggi, hanno contribuito a definire l’identità dell’arte contemporanea nel nostro Paese.
Attraverso una selezione di materiali d’archivio, opere e
racconti di esperienze, Gallery Focus restituisce una ricognizione fedele
delle atmosfere che hanno interessato gli ambienti artistici all’epoca della
ricostruzione, prima, e del boom economico, poi, e che hanno contribuito
attraverso uno scambio multidisciplinare e innovativo a un vero e proprio
aggiornamento della cultura visiva italiana.
La seconda edizione di questo viaggio meta-istituzionale è il racconto,
condotto attraverso i documenti (fotografie, libri, riviste, inviti, locandine,
schede illustrative, scritti) ma anche alla luce di un’ampia selezione di opere,
dell’esperienza di Multipli, galleria aperta a Torino nel 1970 da Giorgio Persano.
Con questo nome la galleria ha dato vita tra il 1970 e il 1975 a un importante
lavoro sull’idea di ‘multiplo’, visto come motore per una nuova ricerca
espressiva. Per svilupparla, la galleria ha lavorato unicamente con gli artisti
dell’Arte Povera e con alcuni artisti italiani dell’area del Concettuale,
distinguendosi per il suo approccio sperimentale.
La mostra Arte Povera e “Multipli”, Torino 1970 – 1975, curata
da Elena Re, ha lo scopo di far emergere l’unicità dell’operato di
Multipli durante questo quinquennio. La mostra era già stata presentata a
Berlino alla galleria Sprüth Magers nel 2014.
Multipli ha fatto suo quel senso di possibilità che
sta alla base dell’Arte Povera così come era stato descritto, qualche anno
prima dell’apertura della galleria, da Germano Celant su “Flash Art”
(novembre-dicembre 1967), il quale proponeva l’idea di un’arte fondata sul
libero progettarsi dell’uomo. Un atteggiamento innovativo che non ha investito
solo gli artisti, ma anche il contesto delle gallerie e più in generale il
rapporto tra arte e vita.
Alla base della galleria aperta da Persano, la concezione e produzione di opere
d’arte democratiche, accessibili proprio perché realizzate in un certo numero
di esemplari. Si trattava comunque di multipli a edizione limitata e non di
grandi tirature, lontani dall’idea di serialità che è invece propria della Pop
art. Ogni produzione conservava così l’aura del pezzo unico, affrancandosi al
contempo dall’egemonia dell’unicum.
Pur lavorando a ‘multipli’ gli artisti si sono focalizzati su progetti nuovi,
con la convinzione che non si dovesse riprodurre qualcosa di già esistente,
bensì che si dovesse affrontare un’esperienza vera, diretta, emozionale, dando
forma al nesso profondo tra arte e vita.
Grazie al lavoro degli artisti, all’inizio degli anni Settanta la galleria Multipli ha
assunto il ruolo di un laboratorio, un centro di ricerca per la produzione e la
presentazione di opere concepite appositamente come multipli a piccola
tiratura. Per queste ragioni, e in riferimento a questo breve ma intenso giro d’anni, Multipli ha
dunque rappresentato un caso studio di fatto singolare.
Gli artisti con cui Giorgio Persano ha sviluppato questa esperienza sono stati
Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini,
Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, ma anche Marco
Gastini, Giorgio Griffa e Salvo.