Regina José Galindo. Lavarse las manos


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Il modo di Regina José Galindo (Guatemala, 1974) di raccontare il tema delle migrazioni è trattato nella mostra “Lavarse las manos”, allestita alla Real Academia de España en Roma con la cura di Federica La Paglia e aperta al pubblico fino al 31 gennaio prossimo.

Regina José Galindo, Lavarse las manos, particolare, 2019

La mostra, che è parte del più grande progetto dal titolo “cuestiones de estado”, è promosso e prodotto dal Ministero degli Affari Esteri, dell’Unione Europea e Cooperazione di Spagna, dalla Real Academia de España en Roma e dal Centro Culturale di Spagna in Guatemala.

L’artista guatemalteca ha ideato un progetto site specific che si sviluppa in una performance e una mostra, che nasce con la performance e si compone di vari elementi, tra cui un audio ambientale e alcune fotografie, il cui particolare formato evoca la forza delle protagoniste del progetto, con cui l’artista, come in tutta la sua più recente produzione, ha lavorato per l’occasione.
Concepito appositamente per la Real Academia de España en Roma e realizzato a Roma durante un periodo di residenza dell’artista, “Lavarse las manos” riflette sulla migrazione attraverso abiti e testimonianze di donne rifugiate in Italia, perché “la storia troppo spesso si scrive sul corpo delle donne” sottolinea l’artista.
In un periodo storico caratterizzato da una forte tensione sociale, da dibattiti sulla questione immigratoria e accesi rigurgiti di xenofobia, Regina José Galindo elabora un progetto di matrice relazionale, che mette in discussione il concetto di alterità, la sua visione occidentale ed eurocentrica e le relazioni di potere.
L’artista, che utilizza principalmente il medium della performance, sviluppa una ricerca incentrata sul disvelamento degli abusi di potere e le discriminazioni per mettere a tema la violazione dei diritti e le violenze, particolarmente razziali e di genere, nella società contemporanea.

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