La mostra di Gea Casolaro, “Una molteplice realtà” è allestita al MACA, Museo di Arte contemporanea dell’accademia di Frosinone fino al 21 febbraio 2020 e presenta un’ampia ricognizione dell’attività dell’artista in contemporanea con la personale negli spazi di The Gallery Apart a Roma.
Spesso alla ricerca di dettagli apparentemente irrilevanti ma tali da disvelare le infinite microstorie che caratterizzano il quotidiano, le fotografie di Casolaro ritraggono per lo più paesaggi urbani, in cui la figura umana, anche se non è mai assoluta protagonista, è quasi sempre presente. L’artista lavora raramente con opere singole, ma predilige serie tematiche e sequenze all’interno della singola opera, con cui mira a dimostrare la necessaria rimessa in discussione del punto di vista soggettivo, a favore di una visione collettiva che rende più ampia e complessa la realtà.
Il percorso della mostra comprende serie fotografiche realizzate in un arco temporale molto vasto, a partire da At the same time dans le même paysage (1997) e Human Landscapes (1997) in cui Casolaro avvia un lavorio di dislocamento di senso tra realtà e immagine, provocando una sorta di smottamento percettivo attraverso il quale instillare un dubbio sottile e insinuante nelle nostre certezze. L’inserimento di immagini l’una nell’altra, il loro affiancamento, la loro sovrapposizione creano visioni molteplici utilizzate dall’artista per lanciare connessioni di senso e per negare presunte superiorità valoriali su aprioristiche e fideistiche verità assolute. Ecco allora le serie Visioni dell’Eur (2002-2006), Permanente presenza (2007), Still here (2009-2013), Forever Montecarlo (2013) e Sharing gazes (2013-2017), dove Casolaro unisce sapientemente immagini tratte da fotografie familiari, frames da film, fotografie da archivi e foto scattate personalmente dall’artista o condivise con altri fotografi. Ne emergono interpretazioni di luoghi, storie vissute, icone cinematografiche e persone anonime che, unite in punti di contatto fisico, danno vita a nuovi universi di senso. La non oggettività dell’immagine tocca il suo apice con la serie South (2008- 2009), con cui Casolaro chiede allo spettatore di abbandonare i propri schemi visivi, e quindi valoriali, per percepire in modo differente e più ampio la realtà del mondo circostante.
Infine, nella sala teatro dell’Accademia è possibile seguire una lunga intervista video a Gea Casolaro che permette ai visitatori di entrare ancora più in profondità nella conoscenza dell’opera e della visione del mondo dell’artista.