Per il progetto di questa mostra, per come sia nata, debbo per forza maggiore basarmi su dei ricordi personali. Nel 1972 per le elezioni politiche avevo fatto da “portaborse” a Lucio Mario Luzzatto, avvocato e vicepresidente della Camera dei Deputati, quale senatore del Psiup. Lo stesso veniva eletto nel collegio di Venezia Treviso e per questo lo avevo portato nelle nostre zone per oltre diecimila kilometri con una NSU Prinz che fuse il motore e abbandonai a Passarella, frazione di San Donà di Piave. Dopo queste fatiche era uso mandare noi giovani “galoppini” politici in viaggio nei paesi dell’Est.
I sindacalisti comunisti venivano mandati a Mosca o in Cecoslovacchia, mentre a noi del Psiup, legati alla DDR, spettava un viaggio a Berlino Est. Per cui partii da Roma per Vienna e poi con la russa Aerflot arrivai a Tempelhof in Berlino. Qui venni preso in consegna dalla SED (Partito Unità Socialista della Germania). Ed iniziò l’avventura della 130esima delegazione straniera ospite del presidente Erich Honecker. Girai per un mese in pullman con una decina di italiani provenienti da Roma, Lecco, Udine, Taranto, per tutta la Germania Est. Da Plauen, ai confini con la Cecoslovacchia, su fino a Heringsdorf nel Mare del Nord, ai confini con la Polonia. Qui incontrai rifugiati dalla Grecia, allora sotto i Colonnelli, dalla Spagna franchista, dai Paesi Bassi, dall’Angola, dal Vietnam. Costoro erano una quarantina attorno ad un tavolo quadrato e si passava nella loro sala per andare alla nostra per la colazione, e noi li salutammo in italiano. Il giorno dopo risposero in italiano al nostro saluto di buon giorno. Conobbi così Arturo Lozza, giornalista argentino di sinistra che aveva contatti col Cile che nel 1973 passerà sotto il regime fascista di Pinochet, e nel 1976 il dittatore Videla governerà l’Argentina. Quindi per Noi la DDR era il Paradiso in terra. Visitai: Jena, Dresda, fabbriche di tessuti, Weimar e la casa di Goethe, la sede del Bauhaus, Buchenvald col suo campo di concentramento, il Mitte, la casa di Brecht con l’Isola dei Musei e la porta di Brandenburgo. Lì i Vopos, polizia della DDR, ci fecero vedere una serie di foto dei “traditori” che volevano andare verso il capitalismo e inventavano trucchi, tunnel, e altro per fuggire dalla DDR. E quindi il muro era una protezione del paradiso socialista. Da notare che Paradiso deriva dal persiano Pardez che vuol dire “recinto”. Noi italiani avevamo avuto il sogno della Terza Via berlingueriana, pertanto la sinistra era molto attenta ai movimenti libertari dei Paesi dell’Est. Così fu per la Perestrojka (ricostruzione) e per la Glasnost (trasparenza). E la caduta del Muro nel 1989. Recentemente raccontai di questa mia avventura nella Germania Est e dei tentativi di fuga dalla DDR verso l’altra Berlino. La cosa piacque a Simon Ostan Simone e a Loris Andrea Vianello, amici artisti, per cui pensammo di ideare un progetto su Berlino Underground, come un gruppo di “ribelli” che volessero scappare attraverso un tunnel per ritrovare la libertà oltre al Muro, anzi, oltre tutti i muri del Mondo. Ed ecco SPAKKAMURO, Berlino Underground di Portogruaro nel sottopasso di via Versiola 1, zona stazione. Buona visita.
