Fino al 29 marzo, al Museo Archeologico Salinas di Palermo, il più antico museo della Sicilia, è allestita la mostra “Quando le statue sognano”, a cura di Caterina Greco e Helga Marsala.
Il percorso della mostra si apre con una preziosa serie di scatti di Ferdinando Scianna (Bagheria, Palermo, 1943). Le fotografie, realizzate dal maestro siciliano proprio al Salinas, nel 1984, ritraggono Jorge Luis Borges, anziano e già cieco, mentre sfiora alcune statue della collezione, nel tentativo di “vederle” con le mani. Un dialogo intimo tra il grande poeta, che sulla dimensione del sogno e la condizione del buio scrisse pagine memorabili, e i corpi marmorei ospitati tra le sale del museo: una muta conversazione, un ideale “reciproco ascolto”, di cui Scianna colse le intensità e i movimenti, nel buio di un’invisibilità tramutata in visione interiore.
Seguono, alternandosi, le opere contemporanee di Alessandro Roma (Milano, 1977), 108/Guido Bisagni (Alessandria, 1978) e Fabio Sandri (Valdagno, Vi, 1964), in dialogo con alcuni reperti delle collezioni archeologiche: tutti materiali recuperati, riscoperti e individuati dai curatori, in accordo con gli stessi artisti. Una selezione che si concentra sull’antica Roma e sull’eredità della cultura greca, in un susseguirsi di corsi e ricorsi, temi, opere, mutamenti e assonanze, che riflettono il complesso processo di formazione del moderno Museo.
In mostra sono inoltre già presenti due importanti anteprime del futuro allestimento: nella Stanza del Mosaico la straordinaria Menade Farnese, esposta in rare occasioni, valorizzata qui da una collocazione dal forte impatto visivo, mentre nel prolungamento della Sala Ipostila è visibile il maestoso Ariete bronzeo da Siracusa, donato al museo dal Re Vittorio Emanuele II. Felice debutto, invece, per le teste votive di Cales, da un’affascinante serie di ex voto in terracotta (IV-II secolo a.C): acquisite a metà Ottocento dal Museo della Regia Università di Palermo, non erano mai state esposte tra le sale del Museo.
Riguardo la comunicazione, poi, da costruire intorno a spazi e reperti riportati a galla, il “Salinas” ha affidato a un artista il ruolo di art director. Attivo soprattutto nel campo dell’arte pubblica e dell’arte urbana, ma con una ricerca parallela legata al graphic design, Mimmo Rubino (Potenza, 1979), noto anche come Rub Kandy, il quale ha ideato la campagna creativa per la promozione delle mostre: agli scatti fotografici, i manifesti, l’immagine coordinata e le pubblicazioni editoriali diventano, con la sua cifra personale, un’avventura concettuale e di stile, concepita come opera d’arte in progress.