De Nittis e la rivoluzione dello sguardo


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A Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a partire dal 1 dicembre e fino al 13 aprile 2020, è allestita una mostra dedicata a Giuseppe De Nittis che promette essere “una mostra originale e non l’ennesima riproposizione di una retrospettiva sul grande artista di Barletta”, realizzata a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Hélène Pinet.

Giuseppe De Nittis, Flirt, Hyde Park (Accanto alla pista), 1874, olio su tela cm33x43, Collezione privata, Courtesy Enrico Gallerie d’Arte

Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, in collaborazione con il Comune di Barletta, la mostra nasce dal rapporto di interscambio culturale instauratosi tra due istituzioni civiche simili per storia e natura: il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca De Nittis di Barletta.
Per mantenere la sua promessa di originalità, questa mostra intende rileggere la parabola creativa dell’artista da una prospettiva che evidenzia l’originalità della sua arte e il suo modo, per certi versi inedito, di guardare la realtà e tradurla con immediatezza sulla tela per mezzo di inquadrature audaci, tagli improvvisi, prospettive sorprendenti affiancate a una sapiente resa della luce e delle atmosfere. Che si tratti di paesaggi assolati del sud Italia, di ritratti o delle affollate piazze di Londra e Parigi, De Nittis ha lasciato una serie di istantanee che rappresentano il mondo nel suo apparire fugace e transitorio, partecipando attivamente a quel “nuovo sguardo” che apre la strada alla modernità.

Pur senza dimenticare le esigenze del mercato e facendosi interprete del gusto delle esposizioni universali, attraverso un linguaggio teso alla sperimentazione e una sensibilità ottica affine a quella degli amici Manet, Degas e soprattutto Caillebotte, De Nittis ha abbracciato quella “rivoluzione dello sguardo” che segna l’avvento della modernità in arte, a cui nella Parigi di fine Ottocento contribuisce il confronto tra la pittura e i codici della fotografia e dell’arte giapponese che De Nittis studiò e collezionò.

A confermarlo, in mostra, è l’affiancamento dei suoi dipinti a fotografie d’epoca firmate dai più importanti autori del tempo: da Edward Steichen a Gustave Le Gray, da Alvin Coburn a Alfred Stieglitz, oltre ad alcune delle prime immagini in movimento dei fratelli Lumière. Prende vita così un percorso scandito da centosessanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private d’Italia e d’Europa, volto a mettere in evidenza il contributo dell’artista alla comune creazione del linguaggio visivo della modernità.

La rassegna è accompagnata da un catalogo illustrato che approfondisce alcuni temi ancora poco indagati come il rapporto tra l’artista e la fotografia coeva, l’interazione con le dinamiche del mercato che hanno segnato la fin-de-siècle e il ruolo decisivo della moglie Léontine nella carriera del pittore.

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