Pompei e Santorini: l’eternità in un giorno


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La mostra proposta quest’autunno dalle Scuderie del Quirinale a Roma fino al 6 gennaio prossimo, propone il confronto inedito fra i siti antichi di Akrotiri, nella bellissima isola di Santorini, e Pompei, entrambi vittime di una immane catastrofe naturale che le ha conservate come nessun altro insediamento antico, seppelliti dalle eruzioni, con i loro ideali, il loro credo, le loro culture.

Attraverso innovative ricostituzioni e la selezione di preziosi reperti, in molti casi mai presentati al pubblico, la mostra rappresenta una risorsa straordinaria per offrire ai visitatori un racconto inedito e godibile della storia. Più di 300 oggetti, fra statue, affreschi, vasi, rilievi, gemme, incunaboli e quadri, ripercorrono un lungo arco temporale che va dall’età del bronzo ai nostri giorni. Tramite un percorso concepito come una macchina del tempo, l’esposizione permette di evocare il passato e la sua sopravvivenza nel mondo contemporaneo.

Il tema della catastrofe e della rinascita accompagna la visita in un sorprendente percorso a ritroso nel tempo che immersivo nella Storia, nella Sorpresa e nel Buio, nella Bellezza.

Pochi avvenimenti hanno marcato la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei nel 1748: quasi 1700 anni prima la pioggia di cenere e lapilli provocata dall’eruzione del vulcano conservò l’antico centro urbano e la complessità della sua vita quotidiana. Mai come prima di allora è stato possibile leggere la vita degli antichi, rapportandola agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica, analizzando i complessi intrecci sociali di una città così antica. La vita della città vesuviana è rimasta sospesa nelle rovine, nelle sale delle domus e delle terme, nelle suppellettili e nei reperti organici, nei calchi dei corpi che raccontano un mondo lontano, eppure vicinissimo. Come tanta arte e letteratura ci hanno raccontato, a Pompei il presente e il passato si uniscono nell’evocazione di una vita drammaticamente interrotta dalla tragedia del 79 dopo Cristo, eppure, ancora, velatamente presente.

In un clima culturale radicalmente diverso, immerso nel pensiero scientifico del XX secolo, la riscoperta dell’insediamento di Akrotiri a Santorini nel 1967 ha riaperto il ragionamento sul tema della catastrofe naturale e della scoperta. Circa un decimo del sito è stato scavato. L’antico centro minoico, distrutto da una spaventosa eruzione a metà del II millennio avanti Cristo, eruzione che segnò profondamente gli equilibri sociali e politici del Mediterraneo, ha restituito, sepolti sotto la cenere vulcanica, edifici, affreschi, ceramiche e forniture perfettamente conservate. Da quasi 2000 anni. Come a Pompei, i preziosissimi reperti permettono di resuscitare una civiltà ricca e complessa, evocando allo stesso modo la catastrofe che ha messo fine alla sua storia. L’eruzione non causò solo il crollo delle case, ma di un’intera epoca, seppellendola letteralmente sotto svariati metri di materia vulcanica.

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