“Recentemente ho avuto la fortuna di conoscere Federico Gozzelino, o meglio, prima ho assaporato la sua musica, poi ho avuto modo di conoscere la persona. Non sono stati necessari troppi incontri per creare un clima di sana confidenza. Il suo pensiero sulla musica emerge schietto: la musica è qualche cosa di vivo e presente nell’esistenza.
I racconti di Federico sui suoi pezzi, la conoscenza della storia della sua vita e naturalmente le sue note hanno palesato sempre di più una dimensione musicale in cui il sentimento umano e l’espressività viaggiano in rapporto simbiotico con la creazione dell’opera”.
Con queste parole l’insigne musicologa, didatta e pianista Elisabetta Piras apre il proprio saggio “La musica come autobiografia: Federico Gozzelino. ‘Trovare cose’ nella sua musica” che connota positivamente il libretto di un recente cofanetto, che già si pone quale evento quasi unico nel variegato panorama della musica classica contemporanea.
Infatti con il titolo Suoni e…Federico Gozzelino integrale dell’opera pianistica (Edizioni Verso l’Arte) la grandissima interprete Silvia Belfiore – acclamata in tutto il mondo quale esecutrice e performer di artisti d’avanguardia (per lei hanno scritto alcuni fra i maggiori compositori viventi) – ha curato e registrato la summa dell’arte di questo musicista vercellese (ormai monferrino d’adozione) che corso di un’attività ormai lunga settant’anni lo vede protagonista di svariate esperienze musicali, oltre un percorso di vita invidiabile.
Di umili origini, Gozzelino – ora per tante persone il Maestro – dapprima autodidatta, poi diplomatosi perito, quindi laureato a pieni voti, esercita via via l’attività di operaio, impiegato, psicologo, mantenendo viva fin da ragazzo la passione della musica, passando dalle lezioni private nell’immediato dopoguerra ai titoli del conservatorio, mentre, per arrotondare, fino agli anni Settanta, lo si ascolta nei complessini beat (i primi Sleepings, ad esempio, che aprono nel 1967 il tout dei Rolling Stones) o quale pianista in fumosi night club, attornati da perdigiorno e prostitute, di cui avverte la dolente umanità.
Lettore onnivoro – basta frequentare la sua casa-museo-biblioteca a Casale Monferrato per rendersene conto – frequentatore di mostre, gallerie, musei, per l’opera pianistica di ispira quasi sempre a opere artistiche o letterarie – soprattutto del XX secolo – che lasciano in lui una profonda impronta di origine estetico, morale o semplicemente intuitivo e passionale.
Ed ecco ordinati per tempi i 7 cd che la bravissima Silvia Belfiore – nella anche musicologa, didatta, ricercatrice – dispone all’ascolto del pubblico, dall’uno al sette: Per Musica ad Divinum 7 pezzi pianistici ispirati ai Vangeli; Suoni e parole su testi di Giovanna Barbera; Suoni e poesie Garcia Lorca Ungaretti Pavese; Suoni e forme (architetture, spazi, sculture); Suoni e colori 1 Picasso, Syberg, Klimt, Duchamp, Munch e Dalì; Suoni e colori II Rovati Rossi Licata Francia Canogar; Suoni e emozioni (dediche al mondo femminile).
Nell’avvicinarsi ai ‘suoni’ di Gozzelino, Silvia racconta anzitutto la propria disponibilità emotiva,come spiega nell’intervista del booklet nel cofanetto: “Considero quella con Gozzelino una tenera amicizia e sono felice di averlo conosciuto e di essere stata scelta da lui per l’integrale delle sue opere pianistiche. Gozzelino dice che ‘lo capisco al volo’. Mi sembra che ci sia una stima reciproca e anche una sintonia che mi porta ad interpretare le sue musiche come lui desidera. La collaborazione con lui è molto vivace, ricca di idee, progetti e stimoli reciproci”.
Tuttavia la pianista confessa che da eseguire la musica del Maestro non sia facilissima da sistematicizzare: “La prima difficoltà risiede nel fatto che ha scritto moltissimo per pianoforte, tant’è vero che l’integrale comprende 7 CD. Le difficoltà tecniche invece sono sporadiche, nel senso che normalmente Gozzelino ama inserirle in uno o più passi in ogni suo brano ma, normalmente, il resto della composizione è tecnicamente semplice. Invece trovare il senso della musica, rendere varie composizioni che, per loro natura, tendono a essere piuttosto ripetitive, studiare la qualità del suono che Gozzelino richiede e ‘inventare’ agogiche che lui per scelta non scrive, è sicuramente la parte più complicata”.
A ciò va aggiunta l’eterogeneità di pianiste chiamata a collaborare con il Maestro stesso da Maria Cecilia Brovero alla stessa Elisabetta Piras; e da ciò nasce l’esigenza da parte di Silvia di voler avvicinarsi pure a quanto registrato in precedenza: “Certamente ho ascoltato tutto ciò che é stato inciso e non é poco. Gozzelino ama essere eseguito da diversi interpreti e di conseguenza i suoi dischi contengono più versioni di uno stesso pezzo. Le esecuzioni sono profondamente diverse, come sempre avviene. Nel caso di Gozzelino le divergenze sono amplificate proprio dal fatto che è veramente scarno di indicazioni, lasciando molto all’inventiva dell’interprete. La cosa ne rende anche più divertente l’esecuzione”.
Data la vastità dell’opera pianistica gozzeliniana, il primo lavoro che la pianista e il compositore svolgono per approntare il cofanetto è progettare il piano dell’opera. Ogni pezzo di Gozzelino trae ispirazione da un qualcosa di esterno. Abbiamo dunque diviso le musiche in base alle fonti d’ispirazione e ogni gruppo scaturito forma un CD.
Ne fuoriesce un’autentica summa che mette in luce, grazie a un’interpretazione pianistica a dir poco geniale,l’arte e l’umanità di Gozzelino, perché “Federico –come sostiene il critico Gian Nissola -è persona semplice, genuina, che fonde in sé, come musicista, numerose influenze da cui la sua summa compositiva si stacca in maniera originale, risultando pertanto non stilisticamente ‘classificabil’”. Questo lo pone in una situazione di vantaggio per quanto riguarda l’ispirazione e l’espressione. La composizione, per il nostro musicista, può essere considerata un fatto casuale; egli, pur consapevole dell’impossibilità di dominare il caos, vigila, controlla e si sforza per limitare scappatoie e vie di fuga”.
In altre parola la musica che si ascolta nei 7 CD di Suoni e… può a tratti, risultare scarna, lineare, minimalista, ma però priva di idee o contenuti: “Il caso – riprende infatti il Nissola – deve avere il sopravvento sul caos dei suoni, dai quali estrarre la compiutezza compositiva. Caos, caso e composizione possono perciò convivere e conciliarsi? Sì: se non si va a ricercare, come scopo, il successo; se non ci si piega alla mercificazione della musica”.
E per concludere, da sottolineare, a proposito dell’arte del Maestro, le belle parole della Piras: “(…) il messaggio alla base arriva chiaro e forte, e rimanda direttamente a un’esperienza vissuta e trasposta musicalmente, e ad affetti vitali che trovano sfogo con la musica e nella musica, e non hanno bisogno di altro che della comunicazione empatica tra gli individui”.