Alla Reggia di Caserta, fino al 20 agosto, è visitabile la mostra di Andrea Chisesi (Roma, 1972), il cui titolo, “Saligia”, è ricavato dall’acronimo dei sette vizi capitali, ossia: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia, composta da 62 opere, molte delle quali site specific, realizzate dalla tecnica da lui stesso coniata delle “Fusioni”.
Acronimo dei 7 vizi capitali, SALIGIA racconta quanto l’idea del vizio umano non sia soltanto già ampiamente connotata negativamente dal sentire comune, ma a riconferma della fragile natura umana, stabilisce come sia impensabile abbandonare una visione che incentra nella dualità vizio – virtù, la vera essenza dell’uomo e della donna.
L’inedita chiave di lettura chisesiana è reinterpreta alla luce di una più ampia visione i fatti storici, mitici e letterari: narrando come dall’egoismo del conte Ugolino, all’accidiosa posa del Satiro dormiente, dall’ira di Achille, o del peccato di gola di Bacco, si giunga senza soluzione di continuità fino a una profonda rivisitazione della superbia di Adamo ed Eva, nonché all’estrema sintesi del peccato di lussuria inquadrata in un’odierna scena di film osé.
È l’arte quindi, che ristabilisce i confini ripristinando i valori nella giusta collocazione, con la forza delle sue immagini in quanto valori muti, possiede anche una componente decisamente impattante sui presupposti ideologici che guidano una società civile. In questi termini la poetica di Chisesi, narrata attraverso la sua personale tecnica pittorica che si declina in stratificazioni di pittura, manifesti ed immagini iconiche, contribuisce non solo a svecchiare idee consunte che oggi non trovano più spazio, ma pone domande artisticamente scomode, entrando nel vivo delle questioni attuali.
A riprova di come l’arte sia l’unico strumento capace di liberare l’umanità dai preconcetti, il confronto tra canone antico e sguardo contemporaneo è quanto mai stringente con i temi presentati. La lezione d’arte di Chisesi, mai didascalica, mette davanti agli occhi le molteplici possibilità dell’arte contemporanea, la sua capacità di usare ampiamente tutti quei filtri interpretativi che possono rielaborare un’immagine classica attraverso il medium artistico.
Riguardo la tecnica, quella di Andrea Chisesi deriva dalla sua formazione da fotografo insieme a quella di pittore, che gli ha permesso di sviluppare quella che lui definisce “fusione”, che consiste nell’imprimere uno scatto fotografico scattato da lui, o da immagini prese dal web e sovrapposte direttamente sulla tela che, precedentemente dipinta, viene poi preparata con vari stratificazioni e sovrapposizioni di materiali come gesso di bologna, acrilici, manifesti strappati dalla strada e foglia oro, con lo scopo di creare una texture che costituisce la base pittorica. Successivamente, impressa l’immagine, se necessario, l’artista ritorna con un secondo intervento pittorico atto a integrare ulteriormente la fusione tra i diversi strati. L’immagine impressa e la preparazione pittorica, non si annullano tra loro, ma si fondono permettendo all’artista un controllo totale dello spazio.