Dagli anni ’60 agli inizi del XXI secolo


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È il secondo appuntamento quello che Roberto Casamonti propone al pubblico esponendo il gruppo di opere della sua Collezione che raduna gli artisti della seconda metà del Novecento, mentre nel primo anno di apertura ad essere esposti in palazzo Salimbeni sono stati i capolavori della prima metà del secolo scorso. La mostra, cura di Bruno Corà col direttore Sonia Zampini, è allestita al Piano Nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni di Firenze, storico edificio capolavoro architettonico rinascimentale di Baccio d’Agnolo.

Pino Pascali, 116 quattro bachi da setola, 1968, materiale acrilico e supporto metallico n° 4 scovoli di setola cm 90 cad.

L’elenco degli artisti qui presenti è ricco. Volendo individuarli per movimenti, si inizia con l’Arte Povera da Penone, Ceroli, Zorio, Merz, Pistoletto, Kounellis, Gilardi, Boetti, Calzolari fino ad arrivare a Pascali. Mentre Biasi, Colombo e Bury, testimoniano l’Arte Cinetica o Programmata. Agnetti e Paolini, l’Arte Concettuale. Per il Nouveau Réalisme la scelta è caduta su Cesar, Arman, Spoerri, Klein, Hains, Christo, mentre Nam June Paik e Chiari testimoniano il movimento Fluxus. Poi la cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo con Schifano, Angeli, Festa, Tacchi, Mambor e Lombardo; la Land Art con Long e Christo; il New Dada con Rauschenberg e Dine. Gilbert&George, Ontani, Marina Abramovič, Vanessa Beecroft interpretano la Body Art, opere affiancate dal video di Bill Viola; mentre in riferimento alla Pop e Graffiti Art sono presenti Andy Warhol, Keith Haring e Basquiat. Il movimento della Transavanguardia è documentato da Paladino, Clemente, De Maria e Chia.
Con loro la Collezione propone una sequenza non meno spettacolare di altri interpreti: da Melotti, Pomodoro, De Dominicis, Parmiggiani, Adami, Marcarelli, Uncini, Cattelan, Isgrò. Tra i grandi dell’arte internazionale ricordiamo opere di: Mirò, Tàpies, Uecker, Kiefer, Kapoor, Cragg.

Il livello che connota la Collezione è sempre e comunque personale. Roberto Casamonti nel proporre questa sua seconda finestra sull’arte, così come è stato per la prima parte, non si è posto un obiettivo museale, di precisa e completa documentazione storico-artistica, obiettivo per altro impossibile. Ha scelto, selezionato, individuato, artisti e opere di suo personale interesse.

L’auspicio di Roberto Casamonti è che il successo ottenuto con la prima parte della Collezione, incentrata sulla linea evolutiva del Novecento che dal figurativo arriva al linguaggio astratto, possa continuare anche per questa seconda sezione, in cui si analizzano i profondi cambiamenti dell’arte contemporanea e i suoi esiti di stampo concettuale.

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