La prima mostra personale in
Italia dell’artista francese Jean François Migno, intitolata “La forza del colore”, è
allestita fino al prossimo 8 settembre al Museo Civico Medievale di Bologna ed
è realizzata a cura di Graziano Campanini e Riccardo Betti.
Con questa esposizione il museo prosegue nel percorso di indagine e
riflessione, già avviato da alcuni anni, sulle dinamiche di interazione tra
antico e nuovo nel contesto del complesso tessuto monumentale di Palazzo
Ghisilardi, una delle testimonianze architettoniche più rilevanti del
Rinascimento bolognese, dove ha sede.
Il nucleo principale della mostra si trova racchiuso nella sala del Lapidario
per poi espandersi all’interno di alcune sale del percorso espositivo, la sala
7 dominata dall’austera statua del pontefice Bonifacio VIII in lastre di rame
dorato, la sala 4 con le arche monumentali dedicate ai Dottori dello Studio
bolognese e la sala 13,
nel piano interrato, con le lastre di arte funeraria, dove le tele di Migno
punteggiano lo spazio come dispositivi che catturano lo sguardo dello
spettatore in un gioco di frementi vibrazioni cromatiche.
L’intera
vicenda dell’artista, contrassegnata da una continua sperimentazione su diversi
mezzi e materiali che rifiuta una piena e concreta definizione della sostanza
in favore di un’astrazione dall’aspetto figurativo, viene ripercorsa attraverso
una selezione di circa 40 lavori, comprensiva dei principali cicli della sua
produzione, come Palissade realizzato negli anni Novanta e il più recente
Passages degli anni Duemila.
Essi testimoniano una pratica della pittura vissuta come confronto totalizzante
con la tela, un corpo a corpo frontale. Sulle superfici delle tele si scontrano
forze e segni da cui si generano grovigli di pasta pittorica che attestano un
profondo processo di assimilazione e superamento di alcune delle esperienze
figurative più intense del Novecento: l’Informale, l’Espressionismo Astratto
d’oltreoceano e la poetica di Henri Matisse, sua dichiarata fonte di
ispirazione.
Ed è attraverso l’elemento cromatico, lavorato fino alla perdita percettiva dei suoi confini e movimenti sulla superficie, che la materia si accumula in aggetti grumosi attuando una vocazione alla terza dimensione e all’occupazione dello spazio reale in un’intensa “danza del colore”.
L’esposizione è accompagnata da una pubblicazione edita dalla Tipografia Bagnoli di Pieve di Cento, che contiene la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra, con testi di Massimo Medica, Graziano Campanini, Riccardo Betti, Gian Luigi Saraceni, Jean François Migno e contributi critici di John J. Bloom e Thomas Michael Gunther.