Metlicovitz. L’arte del desiderio. Manifesti di un pioniere della pubblicità


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Fino al 13 ottobre, al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, è aperta la mostra “Metlicovitz. L’arte del desiderio. Manifesti di un pioniere della pubblicità”, realizzata a cura di Valeria Arena, Daniele Ferrara, Mariachiara Mazzariol, Roberta Rizzato.

Leopoldo Metlicovitz, Il ragno azzurro, 1916, cromolitografia su carta cm206x145, Museo nazionale collezione Salce, Treviso

Da 5 a 10 lire. Questo è quanto Giovanni Ricordi proponeva al ragionier Nando Salce, suo attento collezionista, nel febbraio 1904, per cedergli le ultime novità create da Leopoldo Metlicovitz. E nonostante un prezzo non così trascurabile, al termine di una trattativa epistolare, Salce aderiva alle richieste dell’editore milanese, proprio perché sapeva apprezzare l’opera dell’incisore triestino, ben valutando la capacità di fascinazione e la forza grafica delle sue creazioni per Casa Ricordi. Ed è proprio da queste lettere manoscritte e da altri preziosi documenti sino ad oggi mai esposti che prende idealmente avvio questa retrospettiva.
La mostra trevigiana fa seguito a quella che Trieste, riprendendone tutti i capolavori fondamentali, ma scegliendo di indagare Metlicovitz sotto nuovi punti di vista, soffermandosi appunto sul suo rapporto con la Ricordi, ma esplorando anche aspetti diversi e poco noti della sua amplissima produzione grafica, dai calendari alle piccole locandine. Un ulteriore approfondimento è riservato al tema del paesaggio, per nulla scontato in un artista che era maestro della figura e della teatralizzazione e di cui, invece, si mostra attentissimo lettore. Sono manifesti turistici o dedicati a prodotti per l’agricoltura, che mettono in piena evidenza il paesaggio, così come i manifesti che promuovono l’uso dell’automobile per i quali l’ambiente funge da sfondo.
Sono esposti in mostra molti dei suoi manifesti più rappresentativi, dedicati a prodotti commerciali e industriali, ma anche a grandi eventi come l’Esposizione internazionale di Milano del 1906, a famose opere liriche, da Madama Butterfly a Turandot.
Nella ricca “Linea del Tempo” che accompagna la mostra, si ricorda che Metlicovitz, dopo un apprendistato tra Trieste ed Udine, nel 1888 approdò a Milano. E lì fu proprio grazie all’intuito di Giulio Ricordi che Metlicovitz poté esplicare tutte le proprie potenzialità espressive, non solo come grande esperto dell’arte cromolitografica, ma pure come disegnatore e inventore di quegli “avvisi figurati” (così chiamati allora) che segnarono anche in Italia la nascita dell’arte del cartellonismo in sintonia con quanto il “modernismo” internazionale andava proponendo nelle arti applicate sotto i vari nomi di Jugendstil, Modern Style, Art Nouveau, Liberty.

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