Gely Korzhev. Back to Venice


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Gely Korzhev (Koržev Gelij Michailovič, 1925-2012) è considerato una delle figure più eminenti del panorama pittorico, prima sovietico e poi russo, della seconda metà del Novecento e torna con una mostra a Venezia, a Ca’ Foscari, fino al 3 novembre prossimo, esattamente 57 anni dopo la sua partecipazione alla XXXI Biennale, quando, assieme tra gli altri a Viktor Popkov, risultò, nel padiglione dell’URSS, la voce più convincente del cosiddetto “stile severo” che cercava, nell’alveo del realismo socialista, una via espressiva d’uscita dai canoni ferrei dell’epoca staliniana.

Koržev Gelij Michailovič, La Madre, olio su tela 1964-67

La mostra, realizzata grazie alla collaborazione tra Galleria Tret’jakov, the Institute of Russian Realist Art e il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) di Ca’ Foscari, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e a cura di Faina Balachovskaja, Giuseppe Barbieri, Silvia Burini, Nadezhda Stepanova, restituisce prima di tutto, con documenti, foto, proiezioni, e inoltre con il ricorso alle Information and Communication Technologies, la concretezza del trittico del pittore russo, la sala Korzhev e altri segni importanti presenti nel Padiglione del 1962.

La rassegna di Ca’ Foscari non si presenta come una mostra antologica in senso stretto. Procede piuttosto per nuclei tematici ben definiti, focalizzandosi criticamente sugli aspetti che sono stati ritenuti più rilevanti nella vasta produzione dell’artista: sono così presenti i monumentali nudi dell’artista, le sue nature morte, alcuni altri esempi particolarmente riusciti della sua originale declinazione della pittura realista sovietica; il centro essenziale del percorso si impernia tuttavia sulle immagini dolenti della memoria degli anni della Grande Guerra Patriottica, che è il nome russo della Seconda Guerra Mondiale, che sono anche i capolavori che hanno garantito a Korzhev il maggior riconoscimento internazionale: non casualmente Tracce di guerra (1963-1964) fu prescelto, tra oltre 500 opere esposte, come manifesto per la grande esposizione “Berlino-Mosca Mosca-Berlino” del 2003 al Martin Gropius Bau. La rassegna si conclude con le meditazioni visive del pittore sul collasso del sistema sovietico: sono dipinti a volte di accorato coinvolgimento, altre volte di recisa denuncia sociale, altre ancora grottesche, come nelle degenerazioni ibride dei cosiddetti Tyurlikis e negli scheletri dell’URSS.

L’esposizione, come recita il suo stesso titolo, costituisce anche l’occasione per rileggere, dopo più di mezzo secolo, quell’esordio veneziano di Korzhev.

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