A Palazzo Creberg di Bergamo, fino al 31 maggio prossimo, sono esposte le opere di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) nella mostra “Il volto austero della pittura” che abbraccia un lungo periodo che va dagli anni dieci fino alla fine degli anni cinquanta del Novecento.
La mostra è promossa dalla Fondazione Credito Bergamasco ed è realizzata a cura di Paola Silvia Ubiali e Angelo Piazzoli con la collaborazione del Banco BPM, composta con opere provenienti dalle sue collezioni storiche e con il generoso prestito di collezionisti e operatori privati.
Sono esposte sessantun opere tra
disegni, bozzetti preparatori, cartoni per opere monumentali, tempere e oli,
incluse diverse tavole originali che ne documentano l’attività di
illustratore.
Tali materiali permettono di seguire Sironi nei principali sviluppi della
carriera: dal divisionismo al futurismo, dalla metafisica al realismo magico in
seno al gruppo “Novecento”, dall’arcaismo e dal primitivismo all’arte informale
di cui, in Italia, fu precursore.
Da diversi anni la Fondazione persegue l’obiettivo di valorizzare, divulgare e talvolta riscoprire figure e raggruppamenti artistici particolarmente significativi della storia italiana del XX secolo e questa mostra si inserisce in questo pluriennale progetto.
In particolare, questa mostra consente ai visitatori un’immersione nei due principali ambiti dell’attività sironiana, quello pubblico, certamente più impegnato, rappresentato da bozzetti e cartoni per opere monumentali, commissionate dallo Stato fascista e quello privato che raccoglie opere da cavalletto, disegni, schizzi, tavole per illustrazioni.
Il percorso ha idealmente inizio dal
Salone Principale dello Storico Palazzo di Bergamo con un nucleo di importanti
progetti per opere monumentali: i due studi (“Due figure” del 1932 circa e “Oracolo”
del 1936 circa) non sono attualmente riferibili a commissioni effettivamente
realizzate mentre quattro imponenti cartoni di collezione privata testimoniano
invece significative “prove” per mosaici e affreschi: in primis il bozzetto
dell’affresco “L’Italia tra le Arti e le Scienze” dell’Aula Magna del Rettorato
dell’Università “Sapienza” di Roma, databile al 1934-1935. Si tratta di una
testimonianza importante perché documenta la prima orchestrazione compositiva
dell’affresco.
A rievocare l’importante mosaico “L’Italia corporativa del 1936-1937”, oggi
conservato nel Palazzo dell’Informazione di Milano, vengono qui proposte due
straordinarie tempere preparatorie per le figure de “La Giustizia e la Legge” e
della “Madre con bambino” che possiedono la capacità di poter vivere in
autonomia senza dare l’impressione di essere “frammenti” di una composizione
più grande.
Nel Loggiato di Palazzo Creberg trovano posto le opere di grandi, medie e
piccole dimensioni, provenienti dalla Collezione Banco BPM e da collezioni
private, poi il percorso prosegue fino al dopoguerra con pitture sempre più
sfatte, affollate di oggetti e figure.