The Battle between Carnival and Feast


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Adrian Ghenie (Baia Mare, Romania, 1977) espone a Palazzo Cini di Venezia la sua prima mostra personale fino al 18 novembre, realizzata in collaborazione con Galerie Thaddaeus Ropac e a cura di Luca Massimo Barbero.

Figure with Dog, 2019, Oil on canvas, 250 x 200 cm © Adrian Ghenie-Courtesy Galerie Thaddaeus Ropac London, Paris, Salzburg

Il titolo della mostra fa riferimento al carnevale, suggerendo un legame con la città di Venezia e si ispira al dipinto “The Battle between Carnival and Lent” del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio. Nella sua opera Adrian Ghenie riunisce ricordi personali e traumi collettivi, passati e presenti. I suoi quadri non si misurano esclusivamente con la storia della pittura, ma si confrontano anche con l’atto di “dipingere la trama della storia” e con le personalità che, con le loro azioni, ne hanno definito il corso. La ricerca delle potenzialità della pittura come mezzo espressivo è sempre al centro dell’attività di Ghenie i cui quadri, fondendo i temi e la narrativa della pittura storica con figure del mondo attuale, risultano meno concentrati sul soggetto e più sull’atto stesso del dipingere.
In mostra sono presenti tutte opere recenti, alcune dipinte appositamente per l’occasione. Da un lato, richiamano il fiorente passato marittimo della città di Venezia con le sue numerose vie d’acqua, dall’altro il conflitto e i tumulti causati dalle odierne questioni geopolitiche. Il tema dell’acqua unisce queste opere, dipinte in una tavolozza marina di verdi-acqua scuri, blu intensi e grigi cangianti. Nelle sue opere, caratterizzate da un uso sperimentale del colore e da una forte connotazione materica, Ghenie è infatti solito rappresentare personalità le cui azioni hanno influenzato e continuano ad influenzare il corso della storia del mondo in cui viviamo.    
Il dipinto principale della mostra è un’immensa composizione neobarocca che rappresenta una zattera sormontata da una massa vulnerabile di piedi e gambe spogli, che si stagliano contro un cielo e un mare in tempesta. Un altro grande dipinto orizzontale, il più cinematografico del percorso espositivo, richiama inizialmente alla mente un enorme acquario, ma a uno sguardo più attento rivela un corpo parzialmente decomposto che galleggia sul dorso di un pesce tropicale e su rigogliose alghe marine. “Figure with Dog” invece è dominato da un’enorme figura semivestita, in piedi vicino a un cane accovacciato e pietrificato, che si staglia contro un paesaggio rousseauiano. 
Tre dipinti di dimensioni inferiori illustrano poi l’interesse dell’artista nel destrutturare il genere del ritratto. In queste opere, Ghenie interpreta il volto come se fosse un paesaggio, le cui caratteristiche vengono cancellate da una texture a macchia che allude all’anatomia sottostante senza ritrarla. Al centro dell’opera ritrattistica di Ghenie c’è la sua attrazione per la singolare abilità umana di antropomorfizzare segni e simboli astratti, completando mentalmente gli spazi vuoti così da interpretare una figura senza volto in un ritratto il cui soggetto diventa addirittura riconoscibile.
Queste opere sono unite da una gestione emotiva della pittura, che sulla tela viene grattata e manipolata dall’artista per creare un palinsesto pittorico sovrapponendo i temi più controversi di storia, politica, ideologia e mass media, con esiti in cui il significato non resta mai fisso.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano – inglese) introdotto da un dialogo tra il Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, Luca Massimo Barbero e l’artista stesso.

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