Adrian Ghenie (Baia Mare, Romania, 1977) espone a Palazzo Cini di Venezia la sua prima mostra personale fino al 18 novembre, realizzata in collaborazione con Galerie Thaddaeus Ropac e a cura di Luca Massimo Barbero.
Il titolo della mostra fa riferimento al
carnevale, suggerendo un legame con la città di Venezia e si ispira al dipinto “The
Battle between Carnival and Lent” del pittore olandese Pieter Bruegel il
Vecchio.
Nella sua opera Adrian Ghenie riunisce
ricordi personali e traumi collettivi, passati e presenti. I
suoi quadri non si misurano esclusivamente con la storia della pittura, ma si
confrontano anche con l’atto di “dipingere la trama della storia” e con le personalità
che, con le loro azioni, ne hanno definito il corso. La ricerca delle
potenzialità della pittura come mezzo espressivo è sempre al centro
dell’attività di Ghenie i cui quadri, fondendo i temi e la narrativa
della pittura storica con figure del mondo attuale, risultano
meno concentrati sul soggetto e più sull’atto stesso del dipingere.
In mostra sono presenti tutte opere recenti, alcune dipinte
appositamente per l’occasione. Da un lato, richiamano il
fiorente passato marittimo della città di Venezia con le sue numerose vie
d’acqua, dall’altro il conflitto e i tumulti causati dalle odierne
questioni geopolitiche. Il tema dell’acqua unisce
queste opere, dipinte in una tavolozza marina di verdi-acqua scuri, blu intensi
e grigi cangianti. Nelle sue opere,
caratterizzate da un uso sperimentale del colore e da una forte connotazione
materica, Ghenie è infatti solito rappresentare personalità le cui azioni hanno
influenzato e continuano ad influenzare il corso della storia del mondo in cui
viviamo.
Il dipinto principale della mostra è un’immensa composizione neobarocca che
rappresenta una zattera sormontata da una massa vulnerabile di piedi e gambe
spogli, che si stagliano contro un cielo e un mare in tempesta. Un altro grande
dipinto orizzontale, il più cinematografico del percorso espositivo, richiama
inizialmente alla mente un enorme acquario, ma a uno sguardo più attento rivela
un corpo parzialmente decomposto che galleggia sul dorso di un pesce tropicale
e su rigogliose alghe marine. “Figure with Dog” invece è
dominato da un’enorme figura semivestita, in piedi vicino a un cane
accovacciato e pietrificato, che si staglia contro un paesaggio
rousseauiano.
Tre dipinti di dimensioni inferiori illustrano poi l’interesse dell’artista
nel destrutturare il genere del ritratto. In queste
opere, Ghenie interpreta il volto come se fosse un paesaggio, le cui
caratteristiche vengono cancellate da una texture a macchia che allude
all’anatomia sottostante senza ritrarla. Al centro dell’opera ritrattistica di
Ghenie c’è la sua attrazione per la singolare abilità umana di
antropomorfizzare segni e simboli astratti, completando
mentalmente gli spazi vuoti così da interpretare una figura senza volto in un
ritratto il cui soggetto diventa addirittura riconoscibile.
Queste opere sono unite da una gestione emotiva della pittura, che sulla tela
viene grattata e manipolata dall’artista per creare un palinsesto pittorico
sovrapponendo i temi più controversi di storia, politica, ideologia e mass
media, con esiti in cui il significato non resta mai fisso.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano – inglese)
introdotto da un dialogo tra il Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte
della Fondazione Giorgio Cini, Luca Massimo Barbero e
l’artista stesso.