Una mostra di Giorgio de Chirico è allestita a Genova nelle sale dell’appartamento del Doge di Palazzo Ducale fino al 7 luglio, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico. La mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, presenta 100 opere, realizzate dal Pictor Optimus nell’arco della sua intera carriera, provenienti da importanti istituzioni e musei, come la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico (Roma), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), il MART (Rovereto), la Galleria d’Arte Moderna (Palazzo Pitti, Firenze), la Banca d’Italia, la Fondazione Museo Alberto Sordi (Roma), il Museo Bilotti (Roma), la Casa-museo Boschi Di Stefano (Milano), il Museo Luigi Bellini (Firenze), il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi (Belluno) e da prestigiose collezioni private.
La rassegna propone una revisione critica della complessa attività dell’artista, a cento anni dalla decisione (1919) del Maestro di prendere una diversa direzione dalla pittura Metafisica (1910-1918) a favore di stili e tecniche ispirati al Classicismo e ai grandi maestri del passato. In linea con la posizione che de Chirico ha sempre sostenuto, la mostra evidenzia non un distacco, ma un’evoluzione sempre più sofisticata.
La rassegna si apre con una selezione di lavori che introducono il tema del viaggio e del ritorno, metafora per la scoperta della metafisica “multidimensionale” secondo la lettura di de Chirico. Sono esposte opere che dialogano anche con la teoria nietzschiana dell’eterno ritorno, come “L’ebreo errante” (1917), “Ulisse” (Autoritratto) del 1922, “Ritorno di Ulisse” (1968), “Il figliuol prodigo” del 1974 e del 1975.
Segue poi il mondo degli esterni metafisici, uno dei temi più riconoscibili della sua arte, come i panorami urbani (le piazze d’Italia, le torri), e i bagni misteriosi, qui raccontati attraverso le illustrazioni realizzate per Mythologie di Jean Cocteau del 1934.
Sono quindi esplorate le figure che frequentemente popolano le sue opere, dagli anni dieci agli anni settanta, quali i trovatori-manichini, i personaggi mitologici come Diana, Mercurio, Ettore ed Andromaca, le muse inquietanti e gli archeologi. A queste si aggiungono i disegni illustrativi per il libro di Massimo Bontempelli Siepe a nordovest (1922).
Inoltre, sono anche in mostra i diversi approcci sul tema degli interni metafisici che risalgono al suo soggiorno ferrarese durante la prima guerra mondiale e che furono oggetto di un successivo sviluppo; tra questi, quadri e disegni con un assortimento di costruzioni architettoniche e geometriche, frammenti di antichità, templi, quadri e altri oggetti inaspettati.
La mostra prosegue con l’analisi del tema della natura metafisica, con nature morte o vite silenti (come de Chirico preferì definirle a partire dal 1942), come “Il dolce siciliano” (1919), “Mandarini su un ramo” (1922-23), “Natura morta” (1930) e “Corazze con cavaliere” (natura morta ariostea) del 1940, nonché una selezione di cavalli in riva al mare ed i paesaggi neobarocchi.
Conclude la visita la sezione “La metafisica incontra la tradizione” con vari ritratti figurativi che contengono chiari riferimenti alla ritrattistica quattrocentesca e cinquecentesca, quale “Ritratto della madre” (1911) e “La signora Gartzen” (1913), ma anche autoritratti di de Chirico in abiti del Seicento ispirati alle opere di Rubens e Velázquez. Sono inoltre presenti copie e libere interpretazioni di opere dei grandi maestri quali Dürer, Watteau, Courbet e Renoir, e di grandi artisti italiani: La gravida da Raffaello (1920) e Testa di fanciulla da Perugino (1921).
Accompagna la mostra un catalogo Skira, con testi della curatrice, di Simona Bartolena, Fabio Benzi, Daniela Ferrari e Ara H. Merjian.