Il MA*GA di Gallarate ospita fino al 15 settembre la personale di Stefano Cagol (Trento, 1969), dal titolo “Iperoggetto. Visioni tra confini, energia ed ecologia”, affrontando un tema attuale e dibattuto in tutti gli ambienti.
La mostra, curata da Alessandro Castiglioni, conservatore senior del Museo MA*GA, presenta videoinstallazioni, opere fotografiche e scultoree, che documentano i grandi interventi ambientali che l’artista trentino ha realizzato a partire dal 2007, mentre il titolo fa riferimento alla teoria del filosofo inglese Timothy Morton, secondo cui “gli Iperoggetti sono entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo che ci obbligano a riconsiderare le idee fondamentali che ci siamo fatti su ciò che significa esistere, su cos’è la Terra, su cos’è la società”. La dottrina degli Iperoggetti ridefinisce e permette di approfondire la pratica di Stefano Cagol sia in termini contenutistici, in riferimento a temi davvero globali, che metodologici.
Il percorso espositivo parte all’esterno, nella piazza anfiteatro del MA*GA, dove sono installati dei caratteri cubitali che compongono la scritta FLU POWER FLU (Influenza, potere, influenza), che dà anche il titolo dell’opera, realizzata nel 2007 nel pieno della diffusione dell’influenza aviaria.
La rassegna prosegue quindi con The Body of Energy, un progetto di ricerca ancora in corso dedicato alla mappatura dell’utilizzo, della trasformazione e della visualizzazione dell’uso e dello spreco di energia, attraverso riprese video condotte con una telecamera a infrarossi che visualizza il calore del corpo umano come manifestazione di energia.
L’altro fronte attorno cui ruota la ricerca di Stefano Cagol, analizza i diretti esiti del cambiamento climatico. In particolare l’immagine costante a cui il lavoro di Cagol fa riferimento è la sparizione dei ghiacci o sono elementi del paesaggio che preludono a un accadimento che sembra non arrivare, ma che in realtà è già direttamente sotto i nostri occhi.
La terza tematica è quella dei confini che per l’autore rappresentano un fatto sia fisico che mentale. Il superamento è il viaggio fisico, da un lato, fatto di corpi e, dall’altro, tracciato nel vuoto dall’immaterialità di un raggio luminoso, come avviene sul confine polare tra Norvegia e Russia, nel caso dell’opera The End of the Border (of the mind) del 2013.
Accompagna la mostra un volume con il testo del curatore, una conversazione con l’artista di Blanca de la Torre e il saggio “Terra incognita: esporre il ghiaccio nell’Antropocene” di Julie Reiss per la prima volta edito in italiano.