Dal 24 marzo al 28 luglio, il Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, sede LAC Lugano Arte e Cultura, propone la mostra “Hodler, Segantini, Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller”, realizzata a cura di Tobia Bezzola e Francesca Benini in collaborazione con il Museo nazionale svizzero di Zurigo e l’Ufficio federale della cultura, che riunisce i principali capolavori della raccolta d’arte federale custoditi nei musei elvetici.
Il percorso espositivo prende avvio con “La Vergine dei Mercedari” di Giovanni Serodine (1620-1625, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst), attraversa il Settecento con importanti opere di Liotard, Petrini, Wolf, Füssli e Sablet per giungere all’Ottocento di Calame, Zünd, Böcklin, Koller, Anker, Hodler, Segantini e molti altri. All’atto costitutivo della Fondazione Gottfried Keller nel 1891, Arnold Böcklin fu nominato da Lydia Welti-Escher membro della Commissione; con lui anche il pittore Albert Anker designato dal Consiglio federale. In mostra, l’artista basileese è rappresentato da opere fondamentali, tra cui “Die Toteninsel” (L’Isola dei morti, 1880, Kunstmuseum Basel), celebre esempio della sua pittura evocativa. Il dipinto fu acquistato nel 1920 per il Kunstmuseum Basel, in concomitanza con un altro capolavoro della pittura svizzera. Si tratta di “Der Auserwählte” (L’Eletto, 1893-94) di Ferdinand Hodler per il museo cittadino bernese, in cui l’artista segue un principio compositivo basato sulla simmetria, che diventa carattere distintivo della sua pittura simbolista. L’opera è esposta assieme al paesaggio “Abend am Genfersee” (Sera sul Lago Lemano, 1895, Kunsthaus Zürich), tra i soggetti preferiti di Hodler per quanto riguarda questo genere.
È presente in mostra il maestoso trittico ispirato alle Alpi “La Natura, La Vita, La Morte” (1896-1899) di Giovanni Segantini, in deposito al Museo Segantini di St. Moritz ed esposto per la prima volta nuovamente al sud delle Alpi dal 1899. Il suo acquisto risale al 1911, momento culminante della storia della Fondazione che permise al museo engadinese di arricchire il nucleo di lavori dell’artista. Il trittico rimarrà al MASI oltre la chiusura dell’esposizione, al centro dell’allestimento Sublime.
Con Meyer-Amden e
Auberjonois, ossia i primi artisti contemporanei a figurare nella collezione
negli anni Sessanta, Amiet, Vallotton, Itten e Giacometti si entra nel secolo
successivo. Nel XX secolo, Felix Vallotton riscopre con altri artisti del suo
tempo il tema della Natura morta: lo testimonia un lavoro del 1914 proveniente
dal Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna. Unica scultura esposta è “Buste
di Annette” (Busto di Annette, 1964, Musée d’art et Histoire Genève) di
Alberto Giacometti: nel volto della donna si percepiscono l’energia e il
movimento che caratterizzano i lavori dello scultore svizzero.
Infine, sono presenti alcune
opere che costituiscono il patrimonio artistico ticinese, custodite dal MASI e
da altri musei della regione. Tra cui due lavori di Filippo Franzoni, “Autoritratto” (1900-05)
e “Saleggi di Isolino” (1890-95), rispettivamente della collezione
della Città di Lugano e del Cantone Ticino; la “Vergine dei Mercedari” (1620-25)
di Giovani Serodine in deposito presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst; “Dame
in Pelz” (1919) di Cuno Amiet dalla Pinacoteca Casa Rusca, Locarno.