Mimmo Paladino. Via Crucis


Stampa

Al Museo San Fedele di Milano è aperta fino al 28 marzo prossimo la mostra “Mimmo Paladino. Via Crucis”, realizzata a cura di Raffaele Mantegazza e di Andrea Dall’Asta SJ, composta da 14 formelle in ceramica invetriata che nel 2015 l’artista campano ha realizzato per la cappella universitaria del Centro pastorale di Milano “Carlo Maria Martini”. Le formelle di Paladino sono dipinte con tocco rapido e veloce in nero su di un omogeneo fondo d’oro zecchino. Raffaele Mantegazza e Andrea Dall’Asta SJ rileggono la Via Crucis di Mimmo Paladino attraverso la chiave del dolore inflitto dall’uomo all’uomo salvato solo dall’offerta di Cristo in croce. 

Mimmo Paladino. Via Crucis


Con scene sobrie ed essenziali, costruite attraverso semplici dettagli di volti, di croci, di mani o di rami, di ombre inafferrabili di presenze umane, Paladino fa riferimento a un mondo mitico-simbolico che affonda le proprie radici alle origini della storia, riconducendoci a una realtà primordiale, antica e arcana, invitandoci a percorrere un cammino a ritroso nel tempo. Con grande vigore formale e cromatico, ogni formella rimanda a un’archeologia della memoria, a un mondo costituito di tracce e di simboli ancestrali. L’artista interpella il passato, perché possa rivelare oggi il senso della vita. 
Facendo drammaticamente affiorare le violenze subite da colui che si è preso cura degli ultimi, degli emarginati, degli esclusi, la Via Crucis diventa il racconto di tutte le vittime della storia, di coloro che hanno subito ingiustizie. Mimmo Paladino non elabora un racconto lineare secondo la consueta logica razionale narrativa: non descrive né tantomeno illustra. Come lacerti di racconti di un testimone, per rapidi cenni suggerisce, evoca, allude. È sufficiente prendere in considerazione alcune sagome di volti o di mani che affiorano dal fondo oro della formella, per ricondurci a un mondo di straziante dolore. Nessun commento è formulato, nessun giudizio è ribadito. Tutto si svolge nella sospensione dello spazio e del tempo quasi a ribadire che quel dolore si rinnova di epoca in epoca, di vita in vita. 
Le formelle di Paladino si pongono al confine tra il religioso, l’onirico e il poetico, come se tra queste dimensioni non ci fosse una distinzione precisa. Sono queste le componenti ineliminabili dell’essere stesso dell’uomo e del suo modo di interpretare il mondo, di riflettere sul proprio destino. Come invocazioni silenziose, ogni scena s’interroga sul mistero. Questo mistero è Cristo, il cui sacrificio d’amore si prolunga nel riscatto delle sofferenze di ogni uomo. 

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *