Al Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi (LU), fino al 10 marzo prossimo è esposta una mostra di fotografie di Francesca Giannelli che si pongono in un dialogo serrato tra lo sguardo della fotografa e le opere di scultura di Ugo Guidi. Scatti “macro” delle forme di pietra, creta, marmo, travertino e legno, sovrapposte ad altre macro di pelle, cicatrici, smagliature, vene e nervi.
La mostra è curata da Vittorio Guidi e organizzata all’associazione Amici del Museo Ugo Guidi.
La presentazione è della stessa Giannelli, con un testo dello scrittore Fabio Genovesi.
Così si autopresenta la fotografa Francesca Giannelli: “Terre Emerse è un dialogo serrato fra me e l’opera di Ugo Guidi, con cui in questi anni di assidua frequentazione della Casa Museo di Forte dei Marmi ho avuto la possibilità di entrare in stretto contatto. In particolare mi sono interessata al suo lavoro di scultura, alla capacità veloce e precisa con cui a partire dalla materia grezza, porosa, permeabile, Guidi è riuscito a estrarre le forme delineandole con pochi tratti – essenziali, indefiniti ma allo stesso tempo definitivi – fluttuanti e totali. Le sculture di Guidi prendono vita dagli elementi e si animano di significati diversi a seconda del punto di vista dell’osservatore: proprio in questo scarto di senso fra il presente concreto e il simbolico senza tempo emerge, secondo me, tutta la potenza del lavoro minuzioso e deciso di Ugo Guidi. Una volta realizzate le sculture, inoltre, Guidi voleva che fossero esposte all’azione degli agenti atmosferici e del tempo perché potessero essere modificate, rimodellate e trasformate, così da essere mobili anche nell’immobilità, immerse nel costante flusso vitale della metamorfosi.
Ho scattato quindi macro alle sue forme di pietra, creta, marmo, travertino e legno e le ho sovrapposte a macro delle mie forme di pelle, cicatrici, smagliature, vene e nervi per cercare di dare vita a una topografia materica diversa dove le superfici si confondano e si completino disseminando linee e confondendo significati e figure.
Spesso diamo per scontato il nostro corpo o il corpo altrui, primo soggetto e oggetto di conoscenza e desiderio, ma spostando il punto di vista, avvicinandoci, allontanandoci, attraverso spazi e tempi, quello che ci è dato di sapere e il modo in cui lo sappiamo cambiano e si rimodellano, portando con sé nuove visioni e nuove terre, nessun approdo, nuove maree”.