La mostra “Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani”, aperta al pubblico fino al 9 marzo prossimo, conclude le Celebrazioni per il 250° anniversario della morte di Johann Joachim Winckelmann, volte a omaggiare la figura del grande prussiano con una mostra che mettesse in evidenza il ruolo cardine che le collezioni vaticane hanno costituito per gli studi, per le teorie e per gli scritti del celebre archeologo tedesco.
Si tratta di un’esposizione “diffusa” che si snoda fra le tante e disparate raccolte di antichità: dall’egizia all’etrusca, alle collezioni greche e romane, ma anche in quelle universali opere di arte rinascimentale e barocca che furono largamente frutto degli interessi di Winckelmann.
L’esposizione, curata da Guido Cornini e Claudia Valeri, si articola in un percorso tematico che presenta 50 capolavori riletti attraverso le intuizioni, spesso geniali, del grande Winckelmann. Ogni opera è stata identificata graficamente grazie ad un originale allestimento e inserita in un circuito didattico che spiega le ragioni scientifiche di ciascuna segnalazione.
Data la vastità degli argomenti trattati, l’itinerario proposto si snoda trasversalmente attraverso tutti i settori museali – con un’ovvia preponderanza per le sezioni dedicate alla scultura antica, che sia essa egizia, greca e romana – includendo anche quelle universali opere d’arte rinascimentale e barocca che tanto catturarono gli interessi dell’intellettuale tedesco.
All’interno dell’apparato didascalico che accompagna le opere selezionate, sono riportati estratti degli scritti dell’archeologo tedesco. I suoi commenti e le sue illustrazioni, sempre erudite e raffinate, testimoniano come l’osservazione diretta dei manufatti e l’attenta lettura delle fonti letterarie furono le basi sulle quali lo studioso sviluppò le fondamenta teoriche dell’archeologia moderna.
Proprio per questo motivo la Sala XVII della Pinacoteca è dedicata all’esposizione di alcune sue importanti produzioni letterarie – Geschichte der Kunst des Alterthums e Monumenti Antichi Inediti – gentilmente concesse dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Inoltre, per la prima volta, è mostrato al pubblico un documento, datato 31 luglio 1764, in cui si fa menzione di una somma di denaro da versare “al Signor Gio. Winckelmann, Scrittore di lingua Tedesca”. All’interno di questo spazio, i visitatori potranno assistere alla proiezione di un filmato che aiuta a comprendere meglio l’atmosfera e il clima culturale che caratterizzavano la città di Roma intorno alla metà del Settecento. Winckelmann vi giunse nel 1755 per un breve soggiorno e, invece, trascorrerà in Italia il resto della sua vita, conquistato dalla grandiosa bellezza delle antichità.
Winckelmann non vide mai i Musei Vaticani così come sono concepiti oggi, eppure una parte consistente delle collezioni pontificie si sono arricchite, negli anni successivi alla sua morte, con molte delle opere che egli osservò nelle accolte nobiliari romane e alle quali dedicò le sue attenzioni e il suo prodigioso ingegno.
L’esposizione ha, dunque, per i Musei Vaticani una duplice finalità: riportare all’attenzione del grande pubblico un personaggio che ha cambiato per sempre lo studio dell’archeologia influenzando tutte le generazioni successive e ripercorre la nascita di una parte consistente delle proprie collezioni, da quel momento per la prima volta concepite non più come proprietà esclusiva di pochi, ma come luoghi destinati alla collettiva formazione culturale.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Edizioni Musei Vaticani, con testi di Barbara Jatta, Guido Cornini, Claudia Valeri, Alessandra Rodolfo, Mario Cappozzo, Maurizio Sannibale, Eleonora Ferrazza, Giandomenico Spinola, Claudia Lega e Adele Breda.