Presso l’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti di Firenze è aperta al pubblico fino al prossimo 3 febbraio la mostra “Tesfaye Urgessa. Oltre”, curata da Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, insieme a Chiara Toti.
Sono esposti in mostra una quarantina di opere dell’artista 35enne etiope e questa è la sua prima monografica.
Tesfaye Urgessa (Addis Abeba, 1983) ha compiuto i suoi studi presso la University School of Fine Arts and Design. Dal 2009 si è trasferito a Stoccarda dove tuttora insegna e lavora ed è in questo stesso ambiente che è maturata la sua espressività, fortemente influenzata dall’arrivo in Europa, dai viaggi dalle visite ai musei.
Le opere esposte a Palazzo Pitti sono testimonianza della creatività dell’artista, le cui tele sono popolate da grovigli di corpi, talvolta deformi e mutili, sempre rigorosamente nudi, accostati a oggetti prelevati dalla quotidianità secondo logiche private, che riempiono le tele con soluzioni estreme ma bilanciate, suscitando domande ed evocando memorie. Non c’è premeditazione nelle sue composizioni, ma un’adesione alle logiche dell’inconscio e del caso in un’accezione talvolta ironica, talvolta irriverente.
A motivare l’artista non sono intenti narrativi o di denuncia sociale, bensì la volontà di attivare con lo spettatore un dialogo basato su un terreno condiviso di vissuto. Per spiegare questo dialogo, in una sorta di triangolazione, Urgessa dichiara: “Se qualcuno si riconosce nelle mie figure così come io mi riconosco in loro, allora necessariamente si riconoscerà in me”.
La mostra si snoda in un percorso cronologico a partire da Waiting del 2010, opera emblematica del periodo in cui Urgessa, appena giunto in Germania, coglie con uno sguardo disincantato la solitudine del mondo occidentale, i suoi riti, le sue fobie, per finire con tre autoritratti che sono un omaggio dell’artista alla collezione delle Gallerie degli Uffizi.
L’Autoritratto, esposto a pendant con un intenso Ritratto d’uomo, è stato donato da Urgessa per la storica collezione delle Gallerie degli Uffizi: un ritratto non allo specchio o tratto da una fotografia, ma dipinto a memoria, passato anch’esso al vaglio della sua potente immaginazione.