Alla Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina (LI), fino al prossimo 24 febbraio sono esposte 150 opere, tra disegni e grafiche, di Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, Svizzera, 1901 – Coira, 1966) in una mostra curata da Klaus Littmann.
Giacometti realizzò questi lavori disegnando dal vero con una matita litografica i boulevard, i palazzi, le chiese e i monumenti, ma anche i caffè, l’atelier, i ritratti del fratello Diego, della moglie e delle prostitute con cui spesso si accompagnava. Accanto alle opere, vi è anche una selezione di fotografie di Ernst Scheidegger, che ha documentato il lavoro dell’amico artista per oltre due decenni. Il materiale esposto proviene dalla collezione di Carlos Gross, che possiede una delle maggiori raccolte di litografie di Giacometti a livello internazionale.
Con questo allestimento è possibile ottenere una visione d’insieme di un’opera unica nel suo genere, che rende palpabili tanto la maestria di Giacometti quanto il suo amore per Parigi. Questa mostra propone, infatti, un “viaggio” nella capitale francese, colta attraverso uno sguardo personale e soggettivo che cerca di distaccarsi dalla routine quasi ossessiva dell’atelier, dai modelli familiari, dalle lunghissime sedute di posa e dall’opera incessantemente modificata, disfatta, ricominciata.
“Paris san fin” nacque dall’iniziativa dell’amico Tériade, editore di altri libri d’artista come “Jazz” di Matisse e “Cirque” di Léger. Giacometti, inizialmente entusiasta all’idea di questa sorta di reportage, incontrò molte difficoltà nella sua realizzazione: la complessità del progetto, la fatica delle uscite per disegnare dal vero e la salute malferma lo portarono a lunghe interruzioni di un lavoro che sarà realizzato tra il 1958 e il 1965. Un testo avrebbe dovuto accompagnare le immagini, ma Giacometti non riuscì a portarlo a termine ed è infatti stato incluso incompiuto. L’opera fu pubblicata postuma, nel 1969, in soli 250 esemplari.
Dopo la tappa italiana, la mostra si sposterà in seguito in Austria e negli Stati Uniti.