Con oltre trenta dipinti il Museo Bilotti di Roma, Aranciera di Villa Borghese, presenta una mostra antologica di Giacomo Balla, fino al 17 febbraio prossimo.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione della Galleria Mucciaccia di Roma, è prodotta da The Boga Foundation ed è curata da Elena Gigli. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Si tratta di un focus incentrato esclusivamente sulle opere dipinte nella Villa, con un’indagine sulla prima produzione pittorica dell’artista che, non ancora futurista, è già rivolta allo studio della luce e del colore.
Dopo il matrimonio con Elisa Marcucci, Giacomo Balla si trasferisce, nell’estate del 1904, in un antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello, all’angolo di via Nicolò Porpora.
Nelle stanze-cella di questo angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della città, il pittore stabilisce la sua casa e dipinge ciò che vede dal balcone del suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione.
Fino al 1910, anno in cui realizza il grande polittico Villa Borghese, il tema della natura ai confini della città diventa per Balla ciò che è per Paul Cézanne la “Montagne Sainte-Victoire”: materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino all’astrazione.
Si tratta di uno dei primi temi sperimentali affrontati dal pittore, presentato in questa occasione attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine, vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme spirito, il Mercurio che passa davanti al sole, e così via.
Nelle sale al primo piano del Museo, un suggestivo ampliamento della mostra attualizza lo “sguardo fotografico” di Balla attraverso una serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi luoghi dei dipinti in mostra.