Per celebrare i quarant’anni di attività di Shozo Michikawa, Officine Saffi di Milano allestisce una mostra personale dell’artista, realizzata con il Patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano e a cura di Matteo Zauli, che rimarrà aperta al pubblico fino al 21 dicembre prossimo.
Natura e scultura si fondono nel lavoro di Shozo Michikawa in modo tanto essenziale da essere pura espressione di un equilibrio sobrio tipico dell’arte ceramica giapponese, un distillato della più profonda intenzione spirituale di questo rapporto dialettico.
Per quanto l’estetica del lavoro di Michikawa si possa anche rivestire di riferimenti che affondano le proprie radici nel movimento informale e post informale e, più recentemente, in una rinnovata naturalità e per quanto l’artista possa conoscere ed apprezzare i richiami sopra citati, il proprio fare arte vive di un’esistenza e di riferimenti decisamente differenti, che riguardano la cultura, l’estetica e la tensione lirica del territorio nel quale ha deciso di vivere: Seto, una delle città di più antica tradizione ceramica del Giappone.
Le torsioni, le scalfitture, i piani ortogonali e inclinati si armonizzano nelle sue opere con parti di argilla grezza, con fenditure irregolari, fratture che scardinano la geometria nitida che ne origina la forma. Qui sta tutta la grandezza del lavoro scultoreo di Michikawa: celare il suo gesto, renderlo talmente empatico alle dinamiche naturali da parer quasi invisibile, seppure esso generi oggetti che, per quanto nati da un’intenzione scultorea, rimangono tali. Un gesto rapido, nitido e deciso, che esplicita in pochi istanti un sapere secolare; un gesto animato da una rapidità di esecuzione così fulminea e precisa al tempo stesso, da poter fluire soltanto da una padronanza tecnica e da un nitore ideativo assoluti.
Le sue sono sculture oggettuali che vivono la propria tensione espressiva attraverso una ristretta gamma di soluzioni materiche e cromatiche, in pieno accordo con la propria tradizione culturale. C’è, in queste opere, una sintesi cromatica che amplifica la potenza dialettica dell’opera di Shozo Michikawa e che, come testimoniano le molte recenti opere bianche presenti in mostra, si sta rafforzando per tendere, forse, ad una monocromia quasi assoluta.
Una meditazione su materia e struttura, tra natura ed oggetto, dunque, vissuta con estrema nitidezza, con una consapevolezza espressiva che abbraccia una secolare sapienza ed un’estetica pienamente contemporanea con l’incisiva energia di un rapidissimo gesto.