Con oltre 250 opere, che vanno dalla Venere di Botticelli alle installazioni di Kosuth, alle Scuderie del Quirinale, fino al 20 gennaio prossimo, viene raccontato Ovidio con il contributo delle arti visive lungo un percorso tematico che affronta la vita del poeta latino e l’influenza della sua opera letteraria sia sulla sua epoca che sull’Occidente arrivando fino ai giorni nostri.
Compongono la mostra oltre 200 opere tra affreschi e sculture antiche, preziosissimi manoscritti medievali e dipinti di età moderna per raccontare i temi al centro dei suoi scritti: l’amore, la seduzione, il rapporto con il potere e il mito.
La mostra, curata da Francesca Ghedini, è l’occasione, nell’alveo del bimillenario ovidiano, per presentare le caratteristiche della società romana della prima età imperiale, ricostruite attraverso il filtro della poesia di Ovidio che nel tempo ha contribuito a delineare i contorni della cultura occidentale.
All’interno delle sale espositive delle Scuderie si snodano diversi percorsi di visita tra opere, parole ed esperienze di laboratorio; in città un ricco programma di incontri, letture e approfondimenti permetterà di scoprire e riscoprire la complessità dell’universo ovidiano.
Le opere esposte provengono da circa 80 musei tra italiani e internazionali come, ad esempio: il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, gli Uffizi di Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fino a preziose rarità provenienti dalla Biblioteca di Gotha in Germania, dal Museo Archeologico di Eretria in Grecia, dalla Royal Danish Library di Copenaghen.
Il percorso espositivo attraversa i secoli e si snoda tra affreschi provenienti da Pompei, sculture d’età imperiale, circa trenta antichi testi, tra cui preziosissimi manoscritti, e capolavori come la “Venere pudica” di Botticelli o la “Venere callipigia” del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E ancora, raffigurazioni delle storie ovidiane ad opera di artisti moderni dal Quattrocento al Settecento come Benvenuto Cellini, Tintoretto, Ribera, Poussin, Batoni fino a una straordinaria incursione nel contemporaneo con l’installazione al neon di Joseph Kosuth, ispirata ai testi ovidiani, che accoglie il visitatore in entrata.
Un nucleo importante della mostra ruota attorno alle Metamorfosi, celebrate nella loro impareggiabile capacità di evocare immagini attraverso le parole. Un gioco di specchi, tra miti narrati e raffigurati, che prende forma attraverso stucchi ed affreschi di area vesuviana, gemme, sculture e rilievi funerari. Manufatti che riproducono le storie di fanciulle amate, abbandonate e rapite (come Arianna e Proserpina), di giovani dai tragici destini (tra cui Meleagro e Icaro) o di tormentate vicende amorose che si concludono con una trasformazione, la più celebre quella di Ermafrodito, immortalato per sempre nella celeberrima statua d’età romana proveniente da Palazzo Massimo.
Questa mostra intende raccontare la complessità, il piacere e l’attualità dell’universo ovidiano e offre, per tutto il periodo, un percorso ricco di proposte per coinvolgere il pubblico con numerosi incontri, letture e approfondimenti.