Roy Lichtenstein e la Pop Art americana


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Roy Lichtenstein, Crying Girl, 1963, Estate of Roy, Lichtenstein, SIAE, 2018

Dall’8 settembre al 9 dicembre, alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr), è allestita una retrospettiva dedicata ad uno dei più grandi artisti del XX secolo: Roy Lichtenstein, il genio della Pop Art americana che ha influenzato grafici, designer, pubblicitari ed altri artisti contemporanei tanto che ancora oggi è possibile riscontrare riferimenti allo stile di Lichtenstein in ogni ambito del design e della comunicazione.

La mostra è allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo presso Parma e riunisce oltre 80 opere del Maestro e degli altri grandi protagonisti della Pop Art americana; per evidenziare sia la sua originalità che la sua appartenenza a uno specifico clima, sono presenti infatti, a confronto con quelle di Lichtenstein, anche opere iconiche di Andy Warhol, Mel Ramos, Allan D’Arcangelo, Tom Wesselmann, James Rosenquist e Robert Indiana.

La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione della Fondazione Magnani-Rocca con musei internazionali e gallerie e collezioni private.

Roy Lichtenstein (New York 1923-1997) è, insieme a Andy Warhol, la figura più rappresentativa e più conosciuta della Pop Art, e dell’intera storia dell’arte della seconda metà del XX secolo.

Questa mostra propone il principio di lettura complessiva della creatività dell’artista che permette di apprezzare Lichtenstein nella sua interezza, affrontando tutte le stagioni e tutti i temi della sua arte.
Essa può essere vista seguendo due percorsi complementari: considerando i diversi temi secondo il tradizionale ordine cronologico, oppure analizzandoli sotto diversi punti di vista, seguendo proprio la metodologia di Lichtenstein, con una particolare attenzione, oltre che alle opere su tela, alla produzione grafica, momento assolutamente centrale nel percorso creativo dell’artista.

In questo modo, la mostra, realizzata a cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca, ha due chiavi di lettura fondamentali: una è quella storico/iconografica, che tocca anche gli aspetti del linguaggio e dello stile di Lichtenstein, passando dalla figura all’astrazione. È molto interessante a questo proposito sottolineare la nascita della cosiddetta “Pop Abstraction” attraverso le opere di Lichtenstein e dei suoi compagni di viaggio. L’altra chiave di lettura è quella disciplinare, che mira a evidenziare le complessità e insieme l’unità della pratica artistica di Lichtenstein, modernissimo nel suo affrontare la pittura a partire dai principi della riproduzione dell’immagine, e allo stesso tempo classico nella sua volontà di conferire a ogni disciplina una sua specifica importanza e un suo specifico ruolo.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, contenente i saggi dei curatori e di altri studiosi, quali Stefano Bucci, Mauro Carrera, Mirta d’Argenzio, Kenneth Tyler, oltre alla riproduzione di tutte le opere esposte.

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