Alle OGR, Officine Grandi Riparazioni di Torino, fino al 30 settembre è esposta la mostra “Forgive me, distant wars, for bringing flowers home”, la prima in un’istituzione italiana del trio di artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian, di origine iraniana e residenti negli Emirati Arabi.
La mostra, realizzata a cura di Abaseh Mirvali, nasce come sviluppo del Premio OGR assegnato a Rokni Haerizadeh durante l’edizione 2017 di Artissima ed è nata come progetto site-specific.
Negli ultimi decenni i tre artisti hanno aderito a una filosofia di vita incentrata sulla collaborazione creativa, grazie alla quale le loro pratiche individuali interagiscono e si arricchiscono reciprocamente sia dal punto di vista tecnico che linguistico ed espressivo. Consapevoli che la loro pratica non comprende solo ciò che producono direttamente, ma anche i contributi di altre persone, sia artisti che artigiani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian rifiutano il concetto di autorialità, includendo nelle loro opere tutti coloro che diventano parte del loro processo creativo e produttivo.
Tuttavia, sebbene gli artisti intendano attirare l’attenzione sui grandi temi sociali che affliggono la contemporaneità, essi non cercano di trasmettere alcun messaggio morale allo spettatore. Questo accade con particolare evidenza anche nel percorso della mostra articolato in una serie di installazioni e ambienti progressivi in stretto dialogo tra loro. L’ingresso nello spazio espositivo avviene attraverso Black Hair, una video-installazione costruita come un set cinematografico che permette ai visitatori di interagire con la scenografia del video che stanno vedendo. Come per effetto di una dissolvenza incrociata si passa al secondo ambiente, Slice A Slanted Arc Into Dry Paper Sky, una mostra nella mostra che gli artisti e i loro dastgah costruiscono in forma fluida e flessibile partendo da una rilettura de Le serve di Jean Genet, contaminando lo spazio con utensili domestici; chiude questo ambiente l’installazione Collected stories by Niyaz and Lo’Bat: una creatura biomorfa, una specie di paracadute-pipistrello dalle ali ricamate che prende vita in modo autonomo e imprevedibile al passaggio dei visitatori. La serie di lavori su carta Where’s Waldo? – esperimento concettuale in cui gli artisti si appropriano e manipolano attraverso la pittura immagini di cronaca tratte dai media e trasmesse dai notiziari – si affaccia su The Birthday Party, variopinta installazione-pavimento che prende il titolo dall’omonima pièce teatrale del drammaturgo Harold Pinter. L’ambiente successivo ruota attorno a due diverse installazioni: Individual Practices, archivio di immagini pubbliche e private scattate prima e dopo la rivoluzione iraniana (1978), raccolte negli anni successivi da Ramin Haerizadeh, rielaborate pittoricamente da Rokni Haeridazeh e allestite da Hesam Rahmanian, eBreak Free, una natura morta composta di un tavolo, i Fluxkits e una serie di oggetti Fluxus, tutti pezzi storici provenienti dalla collezione privata dei tre artisti, realizzati da artisti Fluxus, che cercavano di resistere la trasformazione dell’arte in merce. Chiude il percorsoFrom Sea To Dawn, un’animazione (o meglio, un dipinto in movimento) in cui gli artisti costruiscono complessi racconti visivi appropriandosi di immagini tratte dai mass media.
La mostra è prodotta e realizzata dalle OGR, Officine Grandi Riparazioni, sotto la Presidenza di Fulvio Gianaria, la Direzione Generale di Massimo Lapucci e la Direzione Artistica di Nicola Ricciardi, con il fondamentale supporto di Fondazione CRT ed è realizzata con il contributo di Alserkal Avenue, Artissima, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e con la collaborazione del Teatro Regio di Torino.