Al Museo Nivola di Orani (NU), fino al 30 settembre è allestita la mostra “Tony Cragg. Endless Form”, patrocinata da Regione Autonoma della Sardegna e Comune di Orani, è realizzata a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda ed è sponsorizzata da Fondazione di Sardegna.
A partire dall’eredità di Costantino Nivola, al quale è intitolato il museo, con questa mostra si prosegue nell’esplorazione della scultura come strumento di confronto con lo spazio, indagine sulla forma e i materiali, come pratica artistica in grado di incidere sulle dinamiche culturali e sociali del nostro tempo.
Qui, le monumentali sculture di Tony Cragg (Liverpool 1949) dialogano fra loro, con il contesto architettonico e, idealmente, col paesaggio visibile attraverso gli archi delle grandi finestre.
Le sculture di Cragg appaiono come oggetti dinamici che hanno in sé la traccia del processo che li ha prodotti: un processo che parte dal disegno, non di rado figurativo, e incontra la materia lasciandosi guidare dalla sua forza interna.
In alcuni casi le opere sono il risultato di un movimento di rotazione, in altri l’esito di un accumulo, in altri ancora di tagli e torsioni esercitati sulla materia. Si sviluppano in verticale sfidando la gravità (è il caso delle due alte colonne lignee di Pair, 2015, o dell’esile spirale d’acciaio di Zimt, 2014), oppure offrono allo sguardo una molteplicità di anfratti e stratificazioni (Caught Dreaming, 2006); o ancora disegnano strutture permeabili alla luce e all’atmosfera (Hedge, 2008).
Al di là della dimensione visiva, i lavori di Cragg fanno appello ad altre caratteristiche, quelle tattile e motoria.
Nelle opere di Cragg la qualità della superficie, la sua consistenza e il suo colore sono importanti. Forme tra loro affini si manifestano, invece, differenti grazie alle variazioni di finitura che rendono l’epidermide della scultura di volta in volta calda o fredda, liscia o ruvida, lucida o opaca.
Brillanti come la carrozzeria di una Buick anni Cinquanta o rugginose come la carena di una nave in disarmo, le opere di Cragg combinano associazioni con l’estetica della macchina ad evidenti richiami al mondo organico. Sono sculture che sembrano obbedire alle stesse leggi naturali che governano gli organismi viventi: si evolvono l’una dall’altra, crescono su se stesse; varie e mutevoli, reagiscono e si modificano a contatto con l’atmosfera che le circonda.
Il catalogo della mostra è stato pubblicato da Postmedia Books e le foto sono state realizzate da Charles Duprat.