“Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro dell’Intolleranza. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra intolleranza contro il Modernismo nella pittura”. Parafrasando l’incipit del Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx ho voluto presentare la situazione dell’Arte fra le due Guerre Mondiali. Dopo i primi successi delle avanguardie, quali il Futurismo, il Cubismo e l’Espressionismo, ecco apparire un rappel à l’ordre che in Italia si chiamerà Valori Plastici con la confluenza del Futurismo nel regime Fascista. Nella Germania nazista si darà il via all’Arte “degenerata”, e nella Russia stalinista si avrà il contrappeso con l’Arte “decadente”. Picasso, in Francia, subirà il “ritorno all’ordine” rifacendosi a modelli “classici” sul ricalco della pittura romana. L’involuzione in atto e la fuga dalle avanguardie rivoluzionarie fa séguito ad un assestamento e consolidamento dei regimi totalitari europei che vigevano in Italia, Germania e Russia. La vittoria, poi, dello stalinismo in Russia e l’avvio della Guerra Fredda negli anni Cinquanta con gli Stati Uniti non farà che coinvolgere e convertire al Realismo Socialista tutto il campo alleato della Unione Sovietica e così dei suoi satelliti come la D.D.R., l’Albania, e in parte presente pure in Italia grazie alla politica dell’allora PCI ed alla pittura dei realisti pittori seguaci di Renato Guttuso, senatore eletto dal Partito Comunista Italiano. La stessa Cina svilupperà una simile sindrome artistica. Ricordo qui Distaccamento Rosso Femminile (diario di un gruppo teatrale femminile trasposto in fumetto) di cui si occupò Umberto Eco alla fine degli anni Sessanta. Si creerà così in tutto il campo socialista un’intolleranza alle avanguardie in favore di quello che verrà chiamato Realismo Socialista. Il Realismo Socialista diviene così una nuova pedagogia estetica rifacentesi alla pittura murale italiana così didascalica e legata al dato religioso della Bibbia pauperum (Bibbia dei Poveri). Primeggia la pittura ad affresco che già avevano studiato i muralisti messicani: Siqueiros, Orozco e Rivera nel 1929 in un loro viaggio in Italia.
Quindi un’estetica al servizio della neo etica socialista, nuova religione del Proletariato o del Popolo, che possiamo riassumere in regole e/o comandamenti come di seguito:
1 – L’Amore unico per il Padre/Padrone che è il tuo Dittatore/Dio.
2 – Il Proletario figlio prediletto: incorruttibile e produttore di Futuro.
3 – Il Soldato, il Difensore, il Giusto, il Patriota con l’Esercito Ecclesiae e il Partito.
4 – Il Lavoro: nobiltà e fierezza che con l’Industrializzazione promette modernizzazione.
5 – La Madre solerte, pronta al Sarificio in guerra come in pace, incitatrice esemplare contro tutti i nemici che attacchino la Madre Patria.
6 – La Donna degna compagna, parca, amante della Prole, nobile antiborghese. Pura senza orpelli decadenti, moglie virtuosa e capace.
7 – Il Saluto ed il Sorriso segno di amore e felicità nel Regno terreno.
8 – Lo Sport: mens sana in corpore sano, non in corpore vili. Supremazia del Popolo proletario.
9 – Le Catene Spezzate per la libertà degli Oppressi neri o bianchi, libertà dai Vizi borghesi.
10 – Il Rifiuto sociale, il perduto, la spia, il bevitore, lo sfaccendato tutti caratteri asociali riportati in maniera pittoresca.
Gli artisti, volenti o nolenti, si sono adeguati a questa estetica del Realismo Socialista dando frutti spesso avvelenati, ma a volte di grande risultato poetico. Oggi, davanti alla “caduta” del Realismo Socialista, col senno di poi, siamo in grado di separare il grano dal loglio, discernere la buona pittura dalla cattiva, quella pubblicitaria di regime da quella intimamente legata alla vita popolare. Inoltre sappiamo che questa modalità figurativa, rivisitata a distanza di tempo, dà il senso di un’educazione alla Storia, quale testimone diretto di un mondo che ideologicamente non c’è più. Arte che, per la sua parte più alta, nei temi e nelle descrizioni porta a trovare felicità nelle classi inferiori, le quali non si sarebbero espresse nella loro bellezza sociale senza quei “cantori” artistici che superarono la testimonianza di una pittura di genere per una pittura colta e poeticamente tenera. Il che ne fa la sua “salvezza”.
Mostra “Albania the spirit of the times. Dal Realismo socialista all’arte contemporanea: visione, ricerca, linguaggi” al Museo Arte Contemporanea di Acri (CS), fino al 28 ottobre, a cura di Boris Brollo e Artan Shabani.