La mostra sul tema della natura morta spagnola è allestita, fino al 30 settembre, presso i Musei Reali di Torino, che l’hanno promossa e organizzata in collaborazione con Bozar/Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e Intesa San Paolo, realizzata a cura di Angel Aterido.
L’esposizione, ospitata all’interno delle Sale Palatine della Galleria Sabauda, intende presentare un percorso sul genere della natura morta dalla sua nascita negli ultimi decenni del Cinquecento fino all’inizio dell’Ottocento.
Facendo seguito alle importanti esposizioni tenutesi alla National Gallery di Londra nel 1995 e al Museum of Fine Arts di Bilbao nel 1999, la mostra racconta l’evoluzione della natura morta spagnola nel contesto europeo, sottolineando ciò che la differenzia e nello stesso tempo ciò che l’accomuna alla produzione degli altri centri artistici nelle Fiandre e in Italia. A tal fine, le opere spagnole sono messe a confronto con alcune tele delle collezioni della Galleria Sabauda e tre opere provenienti dalle collezioni delle Gallerie d’Italia di Napoli.
La mostra, organizzata secondo un percorso cronologico in quattro sezioni, comprende circa quaranta opere provenienti da prestigiosi musei pubblici quali il Museo del Prado di Madrid, le Gallerie degli Uffizi e l’Art Museum di San Diego così come da importanti collezioni private.
Intorno alle prove di grandi artisti come Sánchez Cotán, Juan de Zurbarán, Meléndez e Goya, la mostra traccia il percorso di sviluppo di questo genere su due secoli di produzione. Dalla silente concentrazione delle tele del Seicento, con l’indagine accurata e preziosa degli oggetti della vita quotidiana e della natura, attraverso le trionfanti composizioni barocche, ricche di decorazioni floreali e intrise di significati simbolici, si arriva all’età delle accademie e alla consacrazione del genere all’interno dei canoni artistici.
Questo viaggio nel tempo si conclude con alcune nature morte italiane e fiamminghe presenti nella stessa Galleria Sabauda, dove si staglia il gigante Goya, con la sua personale visione della realtà e la sua pittura pastosa, che apre alla sensibilità moderna.