Una Collezione italiana. Opere dalla Collezione Merlini


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Fausto Melotti, Senza titolo, 1973, lastra di gesso dipinta a tecnica mista e graffita

Al Museo Palazzo Fortuny di Venezia, fino al 23 luglio prossimo sono esposte le opere della Collezione Merlini, specializzata sul Novecento nazionale, in una mostra realizzata a cura di Daniela Ferretti e Francesco Poli e promossa dalla Fondazione Civici Musei Veneziani.
La Collezione Merlini non può essere qui esposta nella sua integrità, dato che il suo patrimonio supera di gran lunga i 400 pezzi, ma i curatori ne offrono una rappresentazione di assoluto rilievo. In sintonia con lo spirito del collezionista, in una prospettiva di lettura inedita, determinata anche dalle affascinanti e peculiari caratteristiche degli ambienti del museo.

Le principali sezioni attraverso cui è stata scandita la collezione sono le seguenti: Metafisica e Novecento italiano; Realismo sociale ed esistenziale; L’Astrattismo geometrico e il MAC; La stanza del collezionista (Wildt, Fontana, Melotti); Le tendenze dell’Informale (Gruppo degli Otto, Spazialismo, Movimento Nucleare, Ultimi Naturalisti); Omaggio a Morlotti; Il gruppo Azimuth e le tele strutturate; la Pittura Analitica.
La curatrice della Collezione precisa che: “Nucleo centrale della Collezione, e della mostra, è proprio “La stanza del Collezionista”. Al Fortuny viene riproposto, arredi compresi, uno degli ambienti di casa Merlini, quello che riflette maggiormente le passioni del Collezionista. Che ha voluto riunire, in questa stanza, una sequenza spettacolare di opere di Fontana, accanto alla “Madre” di Wildt, opera che lo scultore tenne per se stesso, e a due capolavori assoluti di Melotti, tra cui Teorema”.

Giuseppe Merlini ha iniziato ad acquistare opere d’arte negli anni ‘60/’70, sviluppando, come afferma Francesco Poli “il suo interesse da un lato verso i grandi protagonisti ormai storicizzati del ‘900, e dall’altro verso le tendenze del dopoguerra, con un’attenzione costante anche agli sviluppi più attuali. …”.
Per Merlini, Poli fa diretto riferimento alla grande tradizione del collezionismo lombardo. Quella che ha portato alla formazione di grandi raccolte come quelle di Jesi, la Mattioli, Piero Feroldi, Carlo Frua De Angeli, Carlo Grassi e Giuseppe Vismara, Piero Boschi, oggi in gran parte confluite in musei pubblici.
In sostanza, quello di Giuseppe Merlini rimane uno straordinario esempio di “collezionismo vecchio stampo”, essenzialmente improntato alla volontà di contribuire, con entusiasmo e competenza, a formare dei percorsi che, anche se rimangono un patrimonio privato, devono comunque avere come finalità quella di accrescere la circolazione e la conoscenza dell’arte a livello socialmente più allargato.

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