Alighiero Boetti. Perfiloepersegno


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Alighiero Boetti, Mappa, 1979-83, ricamo su tessuto, cm 103×155

A Palazzo Mazzetti di Asti è in corso la mostra “Alighiero Boetti. Perfiloepersegno”, promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Mazzetti in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e realizzata a cura di Laura Cherubini con Maria Federica Chiola, che rimarrà aperta fino al 15 luglio.

Il tema del percorso espositivo nasce da una frase dell’artista, “Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo, che come una memoria sovra individuale reca in sé parti della biografia collettiva”, e si pone l’obiettivo di indagare il rapporto tra Oriente ed Occidente attraverso le opere a Biro ed i Ricami.

Come sempre in Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) c’è una forte critica al concetto di autorialità e un forte desiderio di coralità. La biro è lo strumento più anonimo in Occidente. Il ricamo è pratica diffusa e anonima in Oriente. Come sempre l’artista delega l’esecuzione ad altre mani. Se ci riflettiamo un discorso analogo può calzare alle biro: si ripete la regola del gioco, ma possono cambiare i colori e muta di certo il tratto. Come sempre l’artista postula i principi della ripetizione. Come sempre chi esegue può ritagliarsi un margine di libertà e comunque marcare una differenza. Boetti ripeteva sempre che la cosa più importante che aveva fatto nell’arte era scardinare il meccanismo opera unica/multiplo, ossia uno dei meccanismi alla base del sistema del mercato dell’arte. Un arazzetto è un multiplo perché può ripetere sempre uguale la frase “quadrata” scelta dall’artista ma è anche un’opera unica, perché è eseguita da mani differenti, con fili differenti e colori differenti.

La mostra è composta da 65 opere, tra arazzi, mappe, arazzetti, ricami e cartoncini a biro, che si integrano nella splendida cornice offerta dal palazzo settecentesco (restaurato a partire dal 2005), con i suoi tesori e arredi.
Essa è corredata da una pubblicazione, edita per l’occasione da Sagep Editori, contenente un testo critico redatto dalla curatrice.

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