Fino al primo aprile prossimo, negli spazi della Real Academia de España en Roma è esposta la mostra “Un inferno comodo”, che raccoglie le opere dell’artista spagnolo Eugenio Ampudia (Melgar, Valladolid, Spagna, 1958).
L’esposizione prende la Real Academia de España en Roma come epicentro di un progetto che, nel corso di un anno, vedrà la collaborazione di altre istituzioni della città di Roma che fungeranno da satellite: tra queste la Fondazione Baruchello, nella cui sede Ampudia ha realizzato una installazione “site-specific”; l’associazione Tevereterno, con la quale l’artista realizzerà un’operazione nel fiume Tevere e l’Ambasciata di Spagna a Roma, che offrirà la propria facciata alla creatività di Ampudia, oltre a musei del calibro del MAXXI e della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, che saranno sedi di presentazioni e conferenze.
La mostra è curata da Blanca de la Torre e si prefigge l’obiettivo di esplorare il rapporto tra l’arte e i luoghi ad essa assegnati. In particolare, l’opera di Eugenio Ampudia mette in discussione l’efficacia degli spazi conferiti alla cultura.
Il percorso della mostra all’interno dell’Accademia si configura in quattro itinerari tematici.
Il primo, nel Salone delle Biblioteche, presenta le installazioni “site-specific” Fuoco freddo e Le parole sono troppo concrete: la prima, raffigurante una biblioteca in fiamme ed ispirata all’idea del Manifesto Futurista di Marinetti che, come parafrasa Ampudia, suggerisce di bruciare le biblioteche perché le ceneri saranno il concime per nuovi semi, è diventata una delle sue opere più iconiche e l’ha portato a bruciare metaforicamente biblioteche di tutto il mondo. Il titolo della seconda biblioteca parla invece della caratteristica delle parole di essere troppo concrete per raccontare certe cose e dell’importanza della comunicazione visiva per trasmettere idee.
Segue il Salone infestato dove delle vetrine mostrano una selezione di disegni e bozzetti dell’artista che illustrano l’origine dei suoi progetti.
Le ultime due sale compongono il Salone in cui dormire, che presenta la serie completa di video che l’artista realizza dal 2008 a partire dal semplice gesto di trascorrere la notte in uno spazio rappresentativo dell’arte e della cultura. Dall’altro lato, nell’installazione che dà il titolo a tutto il progetto, Un inferno comodo, Eugenio Ampudia trasforma il Tempietto di Bramante in un “chill-out” o un luogo di riposo per i turisti, con dei cuscini a forma di fiamme affinché i visitatori possano riposarsi all’inquietante suono del crepitio del fuoco. L’artista gioca con un’allusione all’inferno, da un lato parlando della de-sacralizzazione simbolica di quello spazio, dall’altro additando l’inferno turistico e strizzando ironicamente l’occhio al cambiamento climatico. Infine, offre una rilettura del tradizionale concetto di patrimonio, attraverso un palinsesto di correnti artistiche e periodi storici che propone al visitatore un’esperienza diversa da quella abituale di fronte a un monumento così iconico come il Tempietto.