Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, Carlo Mollino ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano. Questa esposizione indaga il rapporto tra Mollino e la fotografia evidenziandone l’unicità e le caratteristiche ricorrenti, a partire dalle prime immagini d’architettura realizzate negli anni Trenta fino alle Polaroid degli ultimi anni della sua vita. Carlo Mollino si è avvicinato a questo linguaggio espressivo fino dalla gioventù, sviluppando non soltanto un vasto corpus di immagini a metà tra il canone della tradizione e lo slancio della sperimentazione, ma anche una peculiare coscienza critica che lo ha condotto a pubblicare nel 1949 “Il messaggio dalla camera oscura”, volume innovativo quanto fondamentale per la diffusione della cultura fotografica in Italia.
La mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche, ognuna intitolata con una citazione tratta dagli scritti dello stesso autore.
Nella prima sezione, “Mille case”, sono raccolte le immagini relative al tema dell’abitare, che caratterizza una porzione fondamentale del lavoro fotografico di Mollino: oltre alle immagini degli edifici (Mollino è tra i pochi architetti che, dopo averle realizzate, reinterpretano con la fotografia le proprie costruzioni), compaiono oggetti domestici, ritratti ambientati nei celebri interni progettati da lui stesso, e una serie di istantanee riprese durante i suoi viaggi come annotazioni visive di architetture più o meno note, dalle case in legno e paglia della campagna rumena al Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York, dai mulini olandesi alla Chandigarh di Le Corbusier.
La seconda sezione, “Fantasie di un quotidiano impossibile”, pone l’attenzione sull’atmosfera e le ispirazioni surrealiste che pervadono una parte della sua produzione fotografica e include fotografie molto diverse tra loro, sempre tese a mettere in discussione la realtà rappresentata. Sono esposte immagini di vetrine, oggetti isolati nell’inquadratura e caricati di una vita misteriosa, specchi che nascondono e moltiplicano ogni cosa, fotografie di altre fotografie, fotomontaggi di progetti architettonici realizzati a partire da modelli di piccole dimensioni, fino a una selezione di preziose immagini tratte dalla pubblicazione “Occhio magico”, del 1945.
La terza sezione è “Mistica dell’acrobazia”, interamente dedicata a un altro interesse molto speciale di Carlo Mollino, quello per la velocità, il movimento e la dinamica. Sono qui riunite fotografie sul tema del volo, che Mollino praticava da provetto pilota acrobatico, dell’automobilismo, con particolare attenzione alla vicenda del Bisiluro, automobile da lui progettata (insieme a Mario Damonte ed Enrico Nardi) e con cui aveva partecipato alla “24 ore di Le Mans” nel 1955, e dello sci, con una selezione di fotografie di linee tracciate dagli sciatori sulla neve, sinuose come i profili del design del genio torinese.
La quarta sezione, “L’amante del duca”, è la più ampia della mostra, con oltre 180 fotografie esposte ed è dedicata al tema del corpo e della posa. Qui sono messi a confronto tra loro due soggetti fondamentali dell’intero corpus fotografico molliniano: i ritratti femminili (oltre alle celeberrime Polaroid, sono esposte numerose stampe originali in bianco e nero e a colori) e gli sciatori.
La mostra si completa con alcuni documenti, tra cui lettere, manoscritti, dattiloscritti originali (relativi in particolare alle successive stesure de “Il messaggio dalla camera oscura”) e una serie di cartoline collezionate da Carlo Mollino in ogni angolo del mondo.
Tutti i materiali in mostra, salvo alcune eccezioni opportunamente indicate, provengono dalle collezioni del Politecnico di Torino, Archivi Biblioteca Gabetti, Fondo Carlo Mollino.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Silvana Editoriale e contenente tutte le riproduzioni delle opere in esposizione oltre ai saggi di Francesco Zanot, curatore della mostra, Enrica Bodrato, Fulvio Ferrari e Paul Kooiker.